sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


Il 30 ottobre gli esponenti di alcune tifoserie italiane si sono incontrati a Bologna per confrontarsi sulle tematiche della repressione e della tessera del tifoso. L’inviato del Quotidiano.net è andato a parlare con loro.
fonte: www.quotidiano.net

Il freddo è leggero, la voglia di stare insieme pesante, enorme. Gli Ultrà italiani si odiano tra di loro? Non tutti, andiamoci piano. Il rispetto è un valore importante che non sfugge alle tifoserie. Si fa quadrato per parlare: le parole sono importanti. Specie quando la tessera del tifoso picchia duro, macella le carni della passione, intende secondo gli ultrà distruggere tutto un movimento. Per cui il 30 ottobre, in una fresca serata bolognese, alcune tra le più importanti tifoserie del centro-nord si riuniscono per confrontarsi. Prima davanti a una tigella con lo squacquerone accompagnata da un buon vinello, che non guasta mai. Poi in religioso silenzio seduti attorno a un tavolo, per dire la propria senza filtri. Io mi siedo in mezzo a loro: Bologna, Atalanta. Fiorentina, Modena, Vicenza, Venezia, Novara, Parma, Spal e tante altre ancora. Si parla di tessera e si parte da un evento importante, direi unico: l’incontro al Viminale di una delegazione di ultrà con Roberto Massucci, segretario dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. L’obiettivo era Maroni (assente quel giorno, oggi non è più ministro dell’Interno, ndr), il mezzo una lettera (che qui potete leggere in versione integrale) che non ha avuto una giusta risonanza a livello mediatico.
Una missiva che Massucci ha letto e recepito: i rappresentanti del movimento hanno promesso di tornare, non finisce qui: “In quelle righe – mi raccontano alcuni esponenti della curva nord atalantina – , c’è tutta la nostra contrarietà alla tessera del tifoso. Uno strumento ingiusto, per molti di noi. Noi diciamo: dobbiamo stare tutti fuori! Nessuno più deve entrare, dobbiamo dare un segnale forte mantenendo deserte le curve. Un’azione così dura va fatta in generale, ma in particolare per combattere l’art. 9 della Tessera”. Il famigerato articolo 9 non fa sconti: niente tessera per chi ha o ha avuto un Daspo (provvedimento restrittivo della libertà) negli ultimi 5 anni. “E’ un eccesso di potere, è una roba incostituzionale – continuano i bergamaschi – . Noi come movimento Ultras abbiamo due avvocati che tutelano le nostre istanze. Abbiamo già fatto ricorso contro l’art.9, ma è stato respinto dal Tar del Lazio. Noi crediamo sia una roba allucinante, perché la legge penale non è retroattiva e non si può criminalizzare le persone anche dopo aver già scontato la ‘pena’. Continueremo a lottare per eliminarlo. Andava in questo senso la lettera portata a Massucci, va in questo senso la riunione di stasera”.
Parlando dell’art.9 immediatamente a tavola, nella nascosta e accogliente piccola trattoria bolognese che in periferia accoglie la maxi riunione, si scatena un dibattito niente male. Alcuni esponenti del Bologna, un paio della Fiorentina e del Modena, i più convinti da Bergamo. La provocazione parte da uno dei felsinei: “Dovrebbe esserci comunione d’intenti. Tutto è partito dal biglietto nominale, poi siamo arrivati a questa roba assurda dell’art.9. Ma così rischiamo di scomparire, se rimaniamo tutti fuori: io dico di tesserarci tutti, come hanno fatto i veronesi. Non ne sono per nulla convinto, ma potrebbe essere una soluzione”. Da Bergamo insorgono: “Calma, non è quella la strada. A Verona hanno fatto una scelta controcorrente, come nel loro stile. Però anche lì le prese per il culo sono dietro l’angolo: trasferta a Cittadella vietata per motivi di ordine pubblico. Come vedi, fare la tessera o no è un dettaglio insignificante. Tessera o no, il Palazzo fa comunque come gli pare. E’ quello il problema”. Da Bergamo qualcuno puntualizza: “Dopo la morte di Raciti a Catania tutto è cambiato. Loro hanno picchiato duro per dividerci, noi però abbiamo fatto poco per fare quadrato. O comunque non abbastanza. Nel 2006 c’è stata una grandissima riunione del Movimento Ultras: c’erano tutti. Periodicamente si fanno ancora, ma la coesione ancora non c’è. Ci sono tante tifoserie al Sud che potrebbero darci una grossa mano. Purtroppo siamo troppo frammentati”.
Da qui un’altra provocazione da un rappresentante del tifo orobico: “Perché non formiamo una formazione politica che rappresenti gli Ultrà? Visto che loro ci fanno la guerra con le leggi, tanto vale andare a fargli la guerra in casa loro. Bisogna combatterli da dentro, è l’unica cosa”. Da Modena e Bologna hanno da ridire: “E’ una bella provocazione, ma la politica ci ha solo fatto del male. Ci cercano solo in prossimità delle elezioni, poi spariscono. Un partito andrebbe solo a muoversi in una palude che non ci appartiene”. Dopo i primi botta e risposta, a tavola una cosa sembra accomunare tutti: bisogna trovare maggiore coesione. Ma come? Il partito politico sembra irrealizzabile, quindi sarebbe auspicabile almeno un comportamento comune, tutte le domeniche. Ma le curve sono troppe e non tutti la pensano alla stessa maniera. “Addirittura a Venezia, in D, la tessera non la vogliamo fare – mi dice un tifoso lagunare – non esiste”. Gli fanno eco da Novara: “Stanno distruggendo tutto. E’ il problema principale sono le tv di m…..”.
Ecco, le televisioni. “Tutti di divieti che vengono dal Viminale portano abbonamenti alle tv satellitari, non c’è nulla da fare – ci spiega uno dei responsabili del tifo a Vicenza -. Cresce la tv, si spaccano gli ultrà. Ci sono troppi soldi in ballo. Questo è un problema troppo grande. Come anche non vogliamo nessun aiuto dalle società. Alcuni li accettano, ma il mondo ultras è in larga parte contrario. Dobbiamo andare avanti da soli. L’unica soluzione è trovare un accordo comune per farci sentire con più forza. A partire da stasera”. Oltre alla tv, uno dei problemi principali resta la criminalizzazione che viene fatta degli ultrà. Agli occhi della cittadinanza restano dei galeotti, una mezza specie di delinquenti. E invece quante belle storie in curva: “A Bergamo – spiegano – abbiamo un tradizione antica. Certo, abbiamo commesso degli errori. Ma come movimento siamo sempre stati in prima linea per il sociale. E tra di noi ci siamo sempre aiutati, non abbiamo mai lasciato i ragazzi della curva soli, allo sbaraglio. In curva ci sono valori che la gente comune fa fatica a capire. O meglio, fa fatica a credere che esistano limpidi anche all’interno delle tifoserie. Noi non abbiamo fatto mai un accordo con la dirigenza, non ci hanno mai regalato un biglietto. Andiano in 8-9000 unità in curva in media, e un migliaio si smazzano le trasferte per seguire la Dea. Anche lì, è stata una scelta sofferta: abbiamo preferito mandare 1000 persone fisse in trasferta per essere rappresentati, ovviamente munite di tessera altrimenti non entrano. Non ci andava di fare scena muta, da nessuna parte. Ci teniamo a essere rappresentati. Molti di noi erano contrari, ma ci siamo turati il naso”.
Al termine della discussione tutti i tifosi sono d’accordo: bisogna vedersi di nuovo, alla lettera a Massucci deve seguire un colpo più duro, se possibile. Dopo il colloquio a tavola, alcuni rappresentanti della Nord atalantina prendono il microfono per fare il punto della situazione: “La ribellione va fatta solo contro una cosa: per l’art.9 siamo al punto di non ritorno. Contro l’art.9 dobbiamo essere uniti. Siamo anche disponibili a fare la tessera del tifoso: ma prima togliamo l’art.9. La polizia dice che la maggior parte dei Daspo nasce da scontri, fumogeni e intemperanze. Siamo a un 50 e 50, anche la polizia ha le sue colpe. Dobbiamo muoverci tutte le curve d’Italia: tutti insieme. Uno striscione tutti insieme: “Fuori tutti dalle curve”, dobbiamo stare fuori tutti insieme una domenica. Deve esserci un silenzio spettrale, devono sentire la nostra mancanza. Ma per arrivare a questo dobbiamo abbandonare i campanilismi e le rivalità. Basta divisione: dobbiamo stare tutti sotto un’unica bandiera. Dobbiamo farci sentire in internet, anche attraverso il gruppo su Facebook: ‘Io non faccio la tessera del tifoso’. Io non credo alle utopie: è una cosa realizzabile. Stiamo uniti, abbandoniamo le rivalità. Dobbiamo fare quadrato contro l’art.9. Tutti insieme, la stessa domenica”.
Dopo di lui chiude uno i rappresentanti della curva viola: “Non abbiamo più notizie dei nostri avvocati: dove sono arrivati? Cosa stanno facendo? Vorremmo saperne di più. Le parole che arrivano da Bergamo sono bellissime, ma irrealizzabili. Lasciare le curve vuote andrebbe anche bene, ma la vedo difficile. Non ci si mette d’accordo, c’è poco da fare. E’ un periodo non buono. Sentivo prima dai bolognesi che i tifosi ‘normali’ non ci aiutano. E’ vero, nelle curve c’è una pericolosa anarchia. Detto questo, non vedo perché non si possa provare. Secondo me bisognerebbe attirare i politici in una trappola. Invitarli in un talk-show, magari su una rete non di primissimo piano, e invitarli a confrontarsi sulla tessera del tifoso. Ma dovrebbero intervenire tanti capoultrà, più il ministro stesso. E anche i nostri avvocati, in mezzo a noi, per carpire ogni minimo spiraglio di discussione. La tessera va combattuta. Chiudo sottolineando secondo me uno degli scogli principali: il campanilismo. Parlo anche a nome mio: faccio fatica ad andare a mangiare assieme a un gobbo. E’ più forte di me. Per cui su, non prendiamoci in giro, i campanilismi esistono e creano delle barriere naturali. Fino a quando esisteranno sarà difficile fare quadrato. E’ la pura realtà”.
Si chiude così. Per ora. Gli ultrà sono in marcia. Un po’ distanti uno dall’altro. Ma il traguardo, per ognuno di loro, resta lo stesso. Tutti devono capire che l’Ultrà non è un criminale. Sotto un’unica bandiera l’art.9 deve scomparire. Al primo campanile abbattuto, forse, qualcosa cambierà davvero. Forza tifosi: come ha detto qualcuno a tavola, cambiare tutto non è un’utopia.
Queste le tifoserie che negli ultimi mesi hanno partecipato agli incontri sulla tessera del tifoso: Modena Reggiana Mantova Cittadella Vicenza Padova Venezia Portogruaro Atalanta Pavia Novara Roma Casale Monferrato Lazio Milan Torino Spal Brescia (Curva Sud) Bologna Juventus (Drughi sez. Mantova) Fiorentina Genoa Cremonese Parma

FACCIA A FACCIA COL TIFO – LA TESTIMONIANZA
Si chiama G. ed è uno dei punti di riferimento della curva della Fiorentina da tanti anni. Parla con nostalgia di un tempo che fu. Quattro chiacchiere a viso aperto, senza filtri. Non c’è nulla da nascondere. E io riporto le parole così, come un unico flusso.
“Non reputo giusta la tessera. Non avrei accettato un provvedimento del genere a 20 anni, non vedo perché io lo debba accettare ora. Capisco che alcuni possano pensarla diversamente da me, ma sono contro per principio. In più sono responsabile della curva da tanto tempo e in un certo qual modo devo tenere una posizione che sia unitaria per la curva. I ragazzi giovani, quelli che mi sostituiranno, mi vedono come un modello e sicuramente non accetterebbero da me la tessera.
Detto questo, sono contrario comunque: tu dimmi che senso ha. Soprattutto che senso ha oggi, nel 2011, quando ci sono telecamere dappertutto e tutti siamo riconoscibili. Mi è sembrato soltanto un guanto di sfida inutile da parte dello Stato, fine a se stesso. In più per noi una volta era una bazzecola andare allo stadio: si sfondava, si scavalcava, i costi erano minimi. Oggi invece tutto è più difficile, e io capisco io ragazzi che risparmiare non vengono allo stadio. Accoppia queste cose alla tessera del tifoso e alla burocrazia di oggi per entrare allo stadio: capirai perché alla partita non ci va più nessuno. Tornando alla tessera, è da sottolineare come oggi un Daspo lo possa prendere chiunque, facendo una qualsiasi cosa. Oggi rischia di avere più problemi uno che ha tirato un fumogeno in campo, rispetto a un pentito di mafia. E’ assurdo, ma è così. Qualsiasi legge può essere giusta al momento, ma poi può essere cambiata. Il movimento Ultrà ha le sue colpe, non lo nego. Spesso siamo stati massacrati dalla stampa. A volte a torto, a volte a ragione. Ma io credo che si possano capire gli sbagli. Noi li abbiamo ammessi, ma nessuno ci dà più credito. Ci criminalizzano e basta, a priori. Da qui una cosa assurda come l’art.9. Hanno deciso di picchiare duro sulle curve: ci detestano, vogliono sgretolarci, ma noi non muoriamo mai. Torno sul concetto: se tu ammazzi una persona, passi per un omicida e punto. Se l’ammazzo io la prima cosa che esce sul giornale è che io sono un ultrà. Oggi funziona così, abbiamo il marchio sul petto”.
“Perché non ci riuniamo. Buona domanda. Come ho già detto agli altri, l’Italia è fatta di campanili. Non se ne esce. Io non ho nessun problema a parlare con nessuno. Né a Napoli, né a Roma. Un po’ meno a Torino sponda Juve, per ovvi motivi. Ecco, parlare è una cosa, andare in giro mano nella mano è un’altra. Io credo che questi incontri siano importanti, ma ancora l’importanza dei campanili riesce a frenare un qualcosa di più robusto. Ho molti amici in varie curve, ma non basta. In Italia non ci si può sposare a 20 km di distanza: così era tra Pisa e Livorno. Stesso discorso per la lingua, o per le usanze. Nel calcio non se ne esce. Maroni così riesce a spaccarci. La divisione in primis parte dalle rivalità, poi si sposta sulla tessera del tifoso. Per ora è quasi impossibile arrivare a un punto d’incontro tra tante curve. E’ la realtà, ma bisogna ammetterlo. In più, tanto fa anche l’opinione pubblica: per i media siamo dei criminali e per chi lo stadio non lo vive come noi rimaniamo dei criminali. Il governo, che ha il coltello dalla parte del manico, lo sa e ci marcia.
Maroni sa che la tessera del tifoso è sbagliata. Ma non può fare altrimenti. Meno gente va allo stadio, più gente si abbona alle tv satellitari. Non c’è nulla da fare. Adesso i soldi decidono tutto: i diritti televisivi sono fondamentali. Ti faccio un esempio: in curva a Firenze gli stendardi sono viola o bianchi. Un giorno ne abbiamo messi alcuni verdi. Secondo te cosa hanno ripreso le tv? Gli stendardi verdi. Come per esempio avrebbero ripreso uno spazio vuoto, se fosse esistito. Noi siamo delle pedine, loro tirano i fili. Ecco, decidono loro, è ormai tutto in mano loro. Chi lo sa quanto tempo perdono i nostri ragazzi per fare il materiale della curva? Nessuno. Ecco, la tessera del tifoso ha anche acuito il distacco tra noi e la società civile.
Problema società. Purtroppo le persone ormai bevono soltanto l’acqua che gli fanno bere. Ci si accontenta di quello viene imposto dall’alto, dal governo, dalla tv, dalla stampa. Sono cambiati i tempi. Prendi le persone accampate la notte per fare le fila per acquistare l’iPhone 4. Ecco, un esempio limpido di cosa vuole dire dipendere dal consumo. La curva è tutt’un’altra cosa. L’art.9 lo leveranno per forza. E’ anticostituzionale. Con gli avvocati stiamo facendo pressione. Il ricorso al Tar è stato respinto, ma non ci fermiamo.Massucci, quando siamo andati, ha capito che abbiamo la nostra parte di ragione. Ma mi ha anche fatto capire che per ora c’è poco da fare. La sensazione è che bisogna insistere. Ma, ripeto, così come stiamo la vedo molto dura”.

Per Corederoma
Paolo Nasuto