venerdì, Settembre 27, 2024 Anno XXI


Quando nei lontani anni ottanta la TV diffuse la limpida logica di Massimo Catalano molti pensarono alla moderna versione di un La Palice de noantri. In effetti Catalano era molto di più. Era lo sdoganatore del politicamente scorretto. Nel tempo compresso tra le chiese, o tra i forni se preferite, non era considerato conveniente dire che “è meglio essere bello, ricco e in ottima salute che brutto, povero e malato”.

L’understatement aveva tracimato dalla buona borghesia al ceto medio lasciando al generone romano la difesa dell’usbergo del troppo ostentato nella forma e nella sostanza. C’avrebbe poi pensato un Primo Ministro a rendere tutto questo sistema, ma il discorso che parte da qui ci accompagnerebbe troppo lontano. In fin dei conti si parla della Roma. Suvvia.

Non è bastata la sosta dopo il Novara con tutta la sua farcitura di fatti e misfatti giallorossi, dall’appannaggio di TDB all’ingaggio di De Rossi (secondo noi ci sta che DDR guadagni almeno cinque volte quello che se porta a casa er Presidente perché corre molto ma molto di più), a far dimenticare ai nostri eroi di che panni vestisse Maramaldo.

Obbligatorio ora rimanere lontano dell’epos di Toti, con una t sola, mostrato contro il Milan per rimanere tutti nell’ambito della felicità perenne.

Indubbiamente la Roma di ieri sera è stata bellissima, compresa una eccezionale prodezza di Osvaldo scippata dal lemure badarighe e le amnesie di Bojan troppo sega per essere vero. Però anche giocare in undici contro una riserva dell’Udinese e l’arbitro non può rappresentare il banco di prova finale.

Speriamo che tutto rimanga così fatta eccezione per due centrali sempre soli e ampie autostrade sulle fasce laterali. A questo punto sembra sempre più un problema di assenza di uomini nel ruolo che di filosofia di Luis Enrique, però le prossime cinque partite cinque si giocano prima di Gennaio.

Nel frattempo ci siamo resi conto che per dare un governo di un certo tono al paese è fondamentale non farlo votare dagli italiani. Basta allargare questo concetto alla Lega di Serie A, alla Federazione Giuoco Calcio e all’AIA e stamo a cavallo.

Ad maiora