domenica, Settembre 29, 2024 Anno XXI


da Gazzetta dello Sport – romanews.eu

In una intervista rilasciata all’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, Osvaldo si racconta. Gli da fastidio essere definito come un ‘tronista’: «Ho visto quella trasmissione («Uomini e donne», ndr). Io non ci andrei mai. Mica sono un metrosexual (maschio etero che ha cura ossessiva del proprio aspetto, ndr). Guardi, ho peli dappertutto e non ci penso proprio a togliermeli. Sto attento al vestire perché sono un uomo pubblico, ma se fosse per me andrei in giro conciato molto peggio, anche se poi mi dicono che assomiglio a Johnny Depp. Magari…».

Pablo Daniel OsvaldoPRESENTE – Poi si parla di calcio; è stato l’acquisto più caro del mercato estivo: «Mi ha fatto piacere perché significa che sono forte». Tanto da esser convocato in Nazionale: “Quando sono arrivato in azzurro sono rimasto un po’ sorpreso, in quel momento non me l’aspettavo. Con Prandelli però ho sempre avuto un buon rapporto. A Firenze lui voleva tenermi». L’Argentina, invece, non ha creduto in lui: «Io spero che se ne pentano: escludendo Messi, dentro il campo me la batto con tutti». A Roma è l’erede di BatistutaSiamo diversi. Lui ogni palla che toccava faceva gol. Era più potente, più concreto, forse io sono più tecnico». In effetti le rovesciate gli vengono bene. Ma quando rivedrà il guardalinee Carrer che gli dirà? «Io avevo capito subito che il gol era valido. È stata una emozione “tagliata”». Un pensierino a qualche trofeo lo fa: «Siamo una squadra con tanti nuovi, ma a 5 punti dal primo posto può succedere di tutto, non mi pongo limiti». Sulla sua maglia («Vi ho purgato anche io», ndr) al derby: «Non ho nulla contro la Lazio. È solo una cosa fatta in onore di Totti che non poteva giocare».

PASSATO E FUTURO – Osvaldo deve molto a due allenatori: «Pochettino (all’Espanyol) per la fiducia, e Zeman (al Lecce) per i movimenti offensivi. Lui e Luis Enrique si somigliano: cercano sempre il gol». Altre squadre in Italia prima di arrivare a Roma: Bergamo, Lecce, Bologna e FirenzeA Bergamo sono stato poco; Lecce è una città bellissima, che mi ha dato tanto. Firenze è spettacolare, unica. Mi dispiace di avere sbagliato atteggiamento quando sono andato via. A Bologna non mi sono trovato bene, ma è perché in campo stavo male. Con Colomba non c’era feeling». Se non avesse fatto il calciatore, cosa sarebbe diventato?«Ciò che vorrei fare dopo: il musicista. Studio chitarra e pianoforte, mi piacciono Pink Floyd e Rolling Stones. Non sono un amante del calcio, lo gioco e basta. Poi stacco la spina». Non si è mai pentito di essere venuto in Italia, però…«Appena arrivato a Bergamo, il 12 gennaio, a ritrovarmi solo e sotto la neve nel giorno del mio 20° compleanno mi veniva da piangere. Mi sarei ammazzato…».