venerdì, Settembre 27, 2024 Anno XXI


L’espressione tipica di Gino Bartali, l’indimenticabile Ginettaccio, era “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”. Ci piacerebbe che fosse applicata anche a chi ci propone il Campionato alla cacciatora, spezzatino con contorno di pay tv. Il Ministro delle Interiora lo dovrebbe sapere che il giocare di venerdì è nefasto per l’ordine pubblico. Passi per chi vince, ma per chi perde c’è un intero week end di rodimenti di chiccherone, liti in famiglia, alterchi per i parcheggi nei centri commerciali, chiamate alla guardia medica per irresistibili reflussi gastro esofagei. Ma l’Osservatorio c’avrà mai pensato?

Al di la di queste considerazioni prettamente politiche, era di particolare interesse anche l’aspetto tecnico della partita di ieri sera. L’Udine rappresentava infatti un test valido per noi perché è la nostra futura situazione a tendere. Investimenti in giocatori giovani, più o meno sconosciuti, e una crescita complessiva che porta a qualche soddisfazione quando capita. Questo è il Progetto della Roma e chi ve ne ha raccontano o ve ne racconta uno diverso tutto i giorni per radio o sul giornale vi prende per il culo. Tra un par d’anni saremo come l’Udinese, oggi ancora non lo siamo, con la speranza forse che il “Lamela” di turno nun se lo vendemo se e quando esploderà.

Lo so che vi aspettavate tutti una soluzione più confortante. Per tutta la settimana infatti ci hanno imbonito la fregnaccia che quando sei tu che imposti il gioco, l’avversario conta poco. Forse se te chiami Barcellona, e nun lo so….

Perché è di tutta evidenza che a Udine, per fortuna loro, le radio romane non le sentono, altrimenti forse c’avrebbe creduto pure Guidolin. Invece il fregamepiano veneto ha fatto sensità a centrocampo sapendo che  davanti uno che corre ce l’aveva e c’aveva anche chi, sapientemente, sapeva inserirsi dalle retrovie.

Nel leggere i commenti della popolazione tifosa abbiamo anche scoperto che la loro vittoria avrebbe potuto essere ascritta alla casualità. Forse sarà vero, anche se non siamo d’accordo neanche un po’, però è indubbiamente vero che nella sconfitta c’è anche parecchio del nostro.

Abbiamo letto poi che quando si vince è merito dei giocatori e quando si perde è colpa dell’allenatore. E’ vero? E’ una semplificazione? Difficile dirlo, certo LE a fare il fenomeno un po’ ci gioca e, come quelli che si improvvisano acrobati, se gli riesce il triplo salto mortale battiamo tutti le mani, se inciampa anche nelle capriole, un sorrisetto di commiserazione, come riflesso condizionato, sulle labbra affiora. A noi sembra che la sua strada qui in Italia sia ancora molto ma molto in salita. Speriamo ci smentisca anche perché la contrapposizione tra i tifosi sulle caratteristiche del Conducator  ha da tempo travalicato l’oggettività per diventare un fatto trascendente, facendo del Luchismo una nuova religione. Se però si fa il tanto vituperato delle figurine mettendo a fianco, dall’uno all’undici, i roster delle due squadre francamente, ad occhio, non si trovano i due gol di differenza di ieri sera al Friuli.  Se ci sono stati, come ci sono stati, forse qualcosa di problematico ci sarà anche nella conduzione tecnica o no?

Ma non possiamo sbragare ora perché c’è un filotto di tre partite toste. Speriamo che la Roma si ritrovi e ci regali quel minimo di soddisfazione che, per i romanisti, ha poi pesanti influenze anche sugli stati d’animo durante la settimana.

In un periodo in cui tutti si accaniscono contro la “casta” dei politici, bisognerebbe essere tanto distaccati da applicare gli stessi parametri di valutazione anche ad altri settori. I Governi, per esempio, si misurano sui primi cento giorni. Se fosse questo l’intervallo temporale in cui dovremmo valutare il Governo gestionale e tecnico della Magica, ci sarebbe poco scampo per la nuova dirigenza della Roma e a Luis Enrique. Ci troveremo tutti sparati dritti dritti verso nuove elezioni.

Ad maiora