sabato, Ottobre 19, 2024 Anno XXI


da repubblica.it

Confronto tra squadra e tecnico sul momento delicato: “Orgoglioso di voi per come avete giocato a Firenze in inferiorità numerica. Il lavoro quotidiano è l’unico modo per venire fuori da questa situazione”. De Rossi: “Diamo tempo a Luis”

Luis EnriqueSe confronto doveva essere, confronto è stato. Nulla, però, di neanche simile a un referendum dello spogliatoio per la fiducia, ancora meno a una resa dei conti tra tecnico e squadra. Non più di un quarto d’ora di riunione a Trigoria poco dopo le 13, appena prima dell’inizio dell’allenamento, nei modi e nei termini dei colloqui a cui Luis Enrique ha abituato il gruppo dall’inizio della sua avventura romanista: “L’allenamento è l’unico modo per venirne fuori, ma dobbiamo migliorare nel lavoro di tutti i giorni, voglio vedere più intensità”. Nessuna risposta, invece, dalla squadra, perplessa dall’assenza dei dirigenti. Protagonisti, invece, del primo atto, andato in scena la mattina quando l’allenatore asturiano aveva incontrato nel centro sportivo i dirigenti Baldini e Sabatini: un colloquio più articolato, per valutare i problemi della squadra in questa fase, compreso qualche eccesso del tecnico da limare, più che nella valutazione dei singoli, nella gestione del collettivo. Non serviva l’incontro, invece, perché la società gli ribadisse di contare ancora e molto su di lui: era già stato fatto dopo Firenze e anche telefonicamente nelle ultimissime ore.

“BRAVI IN 10, MA SERVE MAGGIORE INTENSITÀ IN ALLENAMENTO” – “Nessuna emergenza”: così liquidano da Trigoria il pomeriggio di oggi. Quello che ha colpito la squadra, però, è che nessun dirigente abbia accompagnato il tecnico nello spogliatoio che si aspettava una presa di posizione forte anche da parte del club per ribadire la ferma volontà di continuare il lavoro con il tecnico. Che, quindi, ha “affrontato” la squadra singolarmente. Un’ampia dose di incoraggiamenti alla squadra: “Sono orgoglioso di voi per come avete giocato in inferiorità numerica, è una situazione difficile, ma nel calcio capita, il lavoro quotidiano è l’unico modo per venirne fuori”. Poi, anche un rimprovero determinato: “Ci serve più intensità durante tutta le settimana se vogliamo vincere le partite”. Un elemento, questo, che più di tanti altri aveva infastidito l’allenatore nell’ultimo periodo, e manifestato anche pubblicamente con uno sfogo in conferenza stampa. Prima di spostarsi sul campo per iniziare a mettere in pratica le richieste, il tecnico ha chiesto se qualcuno avesse qualcosa da dire o da obiettare. Silenzio. E una perplessità diffusa per lo sviluppo della giornata che qualcuno pensava (sperava) potesse rendere più chiaro il futuro di Luis sulla panchina della Roma.

FIDUCIA E UNITÀ – Che la società non avesse abbandonato Luis Enrique era chiaro a tutti fin dai primissimi minuti dopo Fiorentina-Roma. Sulla volontà dell’allenatore spagnolo di continuare l’avventura capitolina, al contrario, era lecito nutrire qualche dubbio. Pensieri spazzati via dalla giornata trascorsa ieri nella propria villa all’Olgiata, lontanissima (40 km) dall’epicentro della realtà romanista con il suo sciame sismico di critiche feroci. Anche per questo, c’era chi temeva contestazioni verbali di qualche supporter a Trigoria: rischio scongiurato già quando la squadra ha raggiunto alla spicciolata il centro sportivo. C’era anche Burdisso, arrivato con le stampelle per consentire allo staff medico di valutare le condizioni del ginocchio operato, ma anche per farsi trovare vicino al gruppo in un momento delicato e dare un segnale di unità.

DE ROSSI: “DIAMO TEMPO A LUIS, TERZO POSTO UN MIRACOLO” – “Adesso diamo tempo a Luis”. Così De Rossi, in un’intervista a Sky, conferma la fiducia della squadra verso l’allenatore. Che, a De Rossi, evoca ricordi piacevoli: “Come Spalletti ha portato qualcosa di nuovo, di bello. La cosa che mi fa ben sperare è che, con lui, abbiamo iniziato a giocare veramente bene dopo Natale. Questo dimostra ancora di più che a volte c’è bisogno di tempo”. Anche per questo, sulle possibilità della squadra di competere al massimo in questo campionato, ha le idee chiare: “Credo che se questa squadra arrivasse tra le prime tre farebbe un miracolo sportivo – ammette il regista – ma è difficile tirare fuori adesso gli obiettivi e cercare di scoprire quale sarà la nostra posizione a fine anno, proprio perché è tutto nuovo. Dobbiamo continuare a migliorare e a lavorare per raggiungere questa identità che stiamo cercando”. E che lui sembra aver trovato nel ruolo di regista: “Toccando ferro, non ho saltato neanche un minuto e questo lo devo all’allenatore, ai tifosi, ai compagni giovani, ma anche a quelli della mia età. Quello in cui gioco quest’anno è un ruolo abbastanza nuovo, ma mi sto trovando bene e ne ero convinto già quando ne avevo parlato con il mister. Sono un centrocampista che può fare sia il regista davanti alla difesa che l’interno più avanti”. Magari, giocando in coppia con Pjanic: “Nonostante sia veramente un bambino, ha una personalità, un carattere e un carisma da veterano e credo che bisognerebbe tenerselo stretto. Secondo me, dei nuovi, è quello che sta facendo meglio di tutti”. Ma De Rossi non dimentica di applaudire il prossimo avversario, la Juventus di Conte: “Come allenatore mi piace molto, capisce di calcio e ha dato concretezza senza cercare nomi clamorosi. Quello della Juventus è un progetto che li ha portati in testa alla classifica”. Quello della Roma, invece, deve ancora decollare.

MATTEO PINCI