giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Ci avevano spiegato che il problema sarebbe stato superato con l’ennesimo giro di vite. Biglietti nominativi, tornelli, ristrutturazioni pesanti allo stadio, steward.
Tutto in nome e per conto di una “sicurezza” superiore che avrebbe dovuto accompagnare folle di appassionati e famigliole festanti allo stadio.
Per sovrapprezzo c’hanno messo anche un direttorio, ma si chiama osservatorio, infarcito di esperti di pubblica sicurezza, di rappresentanti del mondo del calcio e chi più ne ha più ne metta. Il problema sembrava quindi definitivamente risolto.
Il tutto invece si è tradotto ahinoi nella summa demenziale della disorganizzazione all’italiana.
Sembra quasi che il “brain storming” istituzionale abbia infine generato la petecchia di una tabellina in excel fatta di punteggi e valutazioni.
Quanto fa Roma più Napoli? Otto! Ragazzi butta male!
Quanto fa Empoli più Ternana? Due! “Da vedere anche se discutibile”, come i giudizi dei film che stavano una volta sul Messaggero.
Questo approccio matematico, che ovviamente noi semplifichiamo per puro gusto del grottesco, ma che visto da fuori sembra proprio funzionare così, buttando dentro numerelli dovrebbe partorire situazioni ottimali.
Nel caso specifico quelli di questo Roma-Napoli di un sabato di Ottobre sommavano, in prima istanza, ingresso agli abbonati e biglietti in libera vendita nella provincia di Roma.
Francamente è la soluzione che qualsiasi persona di buon senso, ancorché sporadica frequentatrice dello stadio, avrebbe potuto definire con una sola parola: una cazzata.
Poi è chiaro che in questo minestrone ci si trova di tutto ma è ragionevole che sia così.
C’è chi cerca di riscoprire tradizioni sull’asse Roma-Napoli, quelle magari con il ciuccio sugli spalti, e che oggettivamente non può fare nulla di diverso (può un direttore di giornale scrivere :”annate e ammazzateve”?) salvo il fatto che probabilmente avrebbe dovuto riflettere sul fatto che i tempi sono cambiati e il buon senso non abita più dentro al pallone e che, soprattutto, la tribuna stampa è cosa altra dalle tribune e dalle curve di uno stadio.
C’è che ha invocato la “soluzione inglese” che, come i sali inglesi è la panacea delle indigestioni da pallone, senza farsi sfuggire il particolare che se nessuno l’ha voluta applicare in Italia qualche ragione ci sarà. Dalle più ovvie alle meno commendevoli.
Allora biglietti liberi nella provincia di Roma e bagarini a go go.
Per generare cosa? Una commistione pericolosissima di tifosi nei settori più indifesi e rischi colossali.
Non un napoletano infatti sarebbe entrato in Sud, ma in Tevere? E nei distinti nord dove stiamo noi?
Corederoma, ancorché popolato da aitanti giovanotti, non è la falange macedone. Ci sono donne, ragazzi. Eccheccazzo, ci vuole così tanto a ragionare un po’?
Oggi dobbiamo essere noi, semplici e beceri tifosi, ad invocare l’ingresso solo agli abbonati. Ma l’osservatorio cosa osserva? Di grazia.
Quale la soluzione ottimale? Quella classica di tifosi napoletani scortati nel loro settore da un opportuno servizio di sicurezza.
Non si può fare? Allora lo switch impone solo un’altra strada percorribile. Partita per i soli abbonati della Roma.
E rincresce dire ancora oggi e ancora una volta che avevamo visto giusto quando avevamo affermato che Pisanu o non Pisanu, Amato o non Amato, Melandri o non Melandri, il giro di vite non avrebbe portato a nulla.
Chiunque abbia fatto un minimo di esperienza infantile con i freni di una bicicletta è in grado di poter capire che quando la vite è giunta a fine corsa non c’è più nulla da fare e stringere ulteriormente non genera nessun effetto.
Basta un bambino, una pinza e un filo del freno con un morsetto.
Ma è sin troppo evidente che lor signori, oltre a non essersi mai pagati il biglietto di uno stadio, non hanno mai armeggiato neanche con i freni della loro bicicletta.
Magari gliela sistemava il maggiordomo.

Ad maiora