giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Chi ci legge ci perdonerà l’azzardata similitudine ma, come nella lirica da cui abbiamo estratto il titolo, noi ci sentiamo talmente partecipi dell’umanità Romanista da vivere comunque in prima persona il fastidio per una situazione che abbiamo da tempo individuato e segnalato beccandoci aspri ed espliciti rimproveri.
La Roma di ieri è uscita dal campo sotto un tetto di fischi che sono particolarmente duri. Non possono essere infatti imputati a quelli che la Roma la vedono solo se vince. Ieri c’erano solo abbonati e cioè quelli che la Roma la sottoscrivono a prescindere.
Dunque la campana che è suonata ancora una volta ieri per una Roma ridimensionata, prima ancora che incerta e pasticciona, suona contemporaneamente per ciascun romanista che la ama, indipendentemente se sia felice oppure no di come stanno andando le cose.
Per descrivere come ci sentiamo noi, e non ce ne voglia Romatto di cui faremo la parafrasi del suo post sul muro di CdR, utilizzeremo un pensiero diffuso tra noi CdR.
Abbiamo segnalato infatti già dopo la partita con la Juventus, ribadendolo poi anche dopo il match con la Fiorentina, che risultava evidente il ridimensionamento della Roma rispetto agli obiettivi iniziali strombazzati ai quattro venti e sottoscritto da molti protagonisti, Spalletti compreso.
Ritornare con il pensiero alla partita con la Juventus aiuta a capire quale sia uno dei principali limiti della Roma di quest’anno: l’assenza di flessibilità tattica e l’incapacità del trainer di modificare la struttura della squadra in corsa.
A questa evidente assenza di contromosse tattiche si è aggiunta a Firenze la cervellotica scelta degli uomini, con Ferrari in campo e Juan in panca solo per fare un esempio.
Il secondo tempo ha poi rappresentato la riedizione riveduta e scorretta del secondo tempo con la Juve, riferendo specificatamente all’impossibilità (o incapacità) di far cambiare pelle alla squadra.
Era infatti di tutta evidenza che l’unica situazione per sopravvivere sarebbe stata quella di cercare di prendere un vantaggio sfruttando la partenza stentata dell’Inter. Ci fu risposto che il campionato si vinceva contro le piccole…infatti.
Si è giunti quindi all’Inter contro la quale almeno una ventina di minuti la Roma ha giocato da Roma. Ma vi ricordate l’assetto tattico di quell’Inter?
Anche un borioso come Mancini ha scelto contro la Roma un atteggiamento prudente ad una sola punta, applicando la filosofia del “primo non prenderle” che al Nostro non si confà.
Quando al boemo di Certaldo è capitato il culo di pareggiare quella situazione impossibile in dieci contro undici che cosa ha fatto? Nulla.
Ha assistito impassibile, ed ad un certo momento anche muto e dimesso, ad una delle sveglie clamorose che la Roma ha incassato in casa in questi tempi di illuminata gestione tecnico tattica.
E’ arrivata poi la sosta, lasciamo perdere Manchester e Parma che nulla aggiungono e nulla tolgono alla situazione, mentre a Soccavo volano gli stracci e qualche cazzotto il Nostro si impegna in letterine strappacore nella loro inutilità, camomillando l’ambiente invece di tenerlo sui carboni.
Se la Roma esce sempre storicamente ammosciata dalle soste una ragione ci sarà? O no?
Si è giunti quindi alla sfida di ieri che si è messa subito come si è messa. Tre minuti e già stai sotto.
Lasciamo perdere la scelta di Curci al posto di Doni, i brasiliani come noto si stancano pure a non fare nulla, ma giocando con una squadra slegata e impacciata riesci, con un paio di belle botte di fortuna ad entrare negli spogliatoi in vantaggio. Che fai?
Cerchi di mettere in equilibrio il centrocampo nel quale vai spesso e volentieri sotto? Ma de che!
Prendi un gol sul primo affondo che fa il Napoli con giocatore al tiro indisturbato dopo ennesima sgroppata sulla destra dove Cicinho caracolla triangolando ma non coprendo neanche morto.
Sarà quindi il pareggio a suonare la sveglia? Macchè. Inutile sperare.
Cambiare qualcosa, compreso il portiere, per provare a vincere? Nulla. Calma piatta sulla panchina dell’AS Roma.
Ma la dea bendata stasera si è completamente innamorata di noi. Prima con un rimbalzo malandrino che inganna quell’altra bella pippa di Iezzo e poi con un tacco che insacca la puntata del nanetto dalle sinapsi più lente del pianeta (manco ce fosse annato lui in Sud America) senza aver poi dimenticato di far stampare un tiraccio di Lavezzi sulla traversa con Curci a giocare a uno, due, tre, stella!
Paternità per paternità, se la situazione era questa, basta che ce lo dicevano e avremmo fatto giocare in porta il nostro Lucky Luke al quale la signora Sabina aveva regalato un bel corazziere da quattro chili e mezzo appena la sera prima (Auguri Luca!)
Chi si salva poi in questa giornata infausta? Il reprobo Cassetti che era andato a finire in panchina dopo la sfortunata apparizione con la Juve.
Ci viene quindi da domandarci se oggi quale sia il valore aggiunto che porta in dote l’allenatore, ammesso e non dato che ci sia (il valore aggiunto).
Perché, a giudicare freddamente i fatti, questo ad oggi non si vede.
Con l’aggravante, secondo noi, che non perde occasione per cercare di insegnare al colto e all’inclita come se campa.
Si tratta di una strategia anche quella, non ricordiamo una stampa così favorevole ad un allenatore della Roma con risultati così scarsi, tolta magari l’epoca di Capello che, da vero figlio di mamma, sapeva comunque volgere a favore suo e della squadra qualsiasi situazione potenzialmente conflittuale.
I risultati sono sugli occhi di tutti. Pure quest’anno il Campionato è finito prima di cominciare. Ci rimane una CL della quale sarà molto difficile cavare qualcosa (poca lana a tosare i maiali) e la CI che è stata già l’anno scorso la graditissima foglia di fico di una stagione che, in campionato demenziale, ci ha visti arrivare secondi con appena venti punti di distacco.
Arrivare in zona CL, dietro magari a Milan e Juve non si sembra oggi una grande prospettiva.
Alla fine ce la manderemo pure nella strozza, complice qualche “menestrello” compiacente ma Rosella e lo staff (Bruno Conti in primis) devono fare un passaggio con il Mister perché così non si può andare avanti.
La Società lo deve alla sua immagine, alla protezione dei suoi investimenti che quest’anno sono stati comunque ingenti (ancorché parzialmente sbagliati), e a quei coglioni di tifosi come noi che, nonostante tutto, c’erano ieri, ci sono oggi e ci saranno sempre anche domani.
Sempre e comunque Forza Roma

Ad maiora