giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


E’ da un po’ che in carenza di tempo, ma non di argomenti, ci ispiriamo al nostro “muro” senza avere purtroppo la possibilità di seguirlo in maniera puntuale come meriterebbe.
Il Muro di CoredeRoma è infatti uno strumento fondamentale per la comprensione dell’umore tifoso essendo frequentato dalle menti più lucide, e meno interessate, del tifo romanista.
L’altra volta era toccato alla parafrasi dell’intervento di Romatto e stavolta rubiamo un piccolo post di un altro grande (Romanico) per dipanare il compitino dell’editoriale settimanale.
Il Nostro Professore (grande accademico che insegna in terra sconsacrata al pallone, gli Stati Uniti, in una città che c’ha una squadra di football che si chiama gli Eagles) ha detto :”adesso non voglio sentire critiche alla Roma”.
Noi gli andiamo volentieri dietro perché oggettivamente una vittoria a San Siro (o al Meazza se preferite), oramai diventato terra di conquista, non si critica mai per definizione.
Capita qualche volta anche a noi di giocare contro una squadra di morti, e il Milan di oggi questo è. Secondo noi anzi il Presidente dovrebbe anche un attimo cominciare a preoccuparsi della campagna acquisti dei calciatori dopo essere stato impegnato, almeno così si legge sui giornali, in quella dei senatori. Problemi loro.
Quindi nessuna critica, se non una piccolissima, a Capitan futuro che abile, anzi abilissimo, anzi il migliore con il mestolone, stavolta gli ha dato di fioretto.
Daniè, fallo pe’ noi, sfondala quella porta con quelle “saraghe” che solo tu sai tirare!
Chiusa quindi la parentesi romanista ci peritiamo di disquisire su due fatterelli marginali della settimana.
Il primo è la telefonata di Lotito a Rossi o viceversa.
Lotito è quello che è, non è un personaggio che tende a nascondere tendenze e manie. Non è maestro nell’infingimento e il suo massimo vezzo è la citazione classica tanto per far vedere che Selezione del Reader’s Digest non è stata pubblicata per anni invano.
Da Rossi invece non ce lo aspettavamo. Con quella faccia perbene perennemente corrucciata in una smorfia da ulceroso, il trainer dei cugini ci aveva dato sempre l’impressione di essere uomo di sport fuori dai magheggi. Scoprirlo intento a chiedere “ammorbidimenti” ci lascia perplessi e delusi perché significa che nel mondo del pallone neanche quelli che sembrano “normali” poi alla fine lo sono fino in fondo.
La seconda riflessione invece riguarda il processo di beatificazione della vecchia signora che, ancorché penalizzata da situazioni oggettive e immeritate, ha avuto grande risalto mediatico.
Ieri sera abbiamo avuto occasione di seguire per un po’ la Domenica Sportiva e francamente sembra di essere tornati ai tempi della buonanima di Mazzocchi and co.
La Juventus, che per bocca del macellaretto de testaccio avrebbe pagato anche troppo il fio (con due scudetti e una retrocessione), vorremmo ricordare che, per quello che ha fatto, avrebbe dovuto essere cancellata dalla storia del calcio italiano. In un paese normale.
Questo è e non altro.
Chi, come noi, ha frequentazioni nel mondo arbitrale sa che quelli che c’erano prima, se non corrotti almeno pesantemente collusi, erano ahinoi i migliori.
Oggi sono rimasti arbitri giovani vagamente allo sbaraglio che fanno della loro modestia professionale il paravento dietro il quale spesso si celano torti e sviste marchiane.
Nessun complotto contro questo o contro quello quindi. Succede quello che succede in molti altri paesi “normali” dove arbitri, ma come, giocatori e allenatori, beccano topiche clamorose.
Certo nella patria del dietrismo e della dietrologia, nella civiltà dell’andreottiano “a pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”, si può tranquillamente vagheggiare di complotti e situazioni a rischio.
La verità invece è un’altra, dolorosa ma ineluttabile.
Il pallone si è sgonfiato da un pezzo e l’aria fresca che si cerca di soffiarci dentro scappa da tutti i buchi.
Mercoledì il derby. Siccome la situazione complessiva è pericolosa, sommessamente ricordiamo che noi nun c’avemo parenti.
Asfartamoli.