venerdì, Settembre 27, 2024 Anno XXI


Pioggia di daspo contro gli ultrà genoani, rei di aver “preso in ostaggio” un intero stadio, interrompendo la partita Genoa – Siena di domenica scorsa. Il questore di Genova Massimo Mazza ha assicurato il pugno di ferro contro i tifosi rossoblù. Nonostante il patron della squadra genovese, Enrico Preziosi, ripeta da giorni di volerli vedere in galera, molto probabilmente la punizione riguarderà esclusivamente l’impossibilità di andare allo stadio per un lungo periodo.
Le immagini di domenica scorsa sono ormai fisse nella mente di chi ha seguito la vicenda: i calciatori sono stati costretti a togliersi le maglie e solo il pronto intervento di Sculli, giocatore rossoblù, ha placato gli animi dei tifosi inferociti per l’indegna partita del Grifone che, ad oggi, si trova ad un passo dal baratro della serie B. Ora cerchiamo di ragionare a mente lucida, lontani da ideologie e sindromi da sceriffo. L’accusa che ha portato ad un vero e proprio processo mediatico di criminalizzazione degli ultrà, definiti “criminali”, affonda le sue radici nell’interruzione del match, nel lancio di fumogeni e nell’umiliazione dei calciatori.
I vari gruppi della gradinata Nord hanno provato a difendere i compagni di stadio, affermando che quei ragazzi sono gli stessi che nel dopo alluvione hanno aiutato i commercianti a spalare: “da angeli del fango a criminali”, si legge sui siti dei tifosi.
E che davanti all’obbrobriosa partita disputata dal Genoa, hanno manifestato la loro rabbia così. Stessa identica versione quella dei diretti interessati.
Poco interessa il perché del gesto che, dato che il calcio è veramente solo uno sport, non rimane in alcun modo accettabile, ma il come è stato possibile. Ai più attenti sarà subito saltato agli occhi come giornali, tv e radio abbiano dipinto i tifosi genoani come “criminali”, “folli”, “delinquenti”.
Vergognoso.
La solita retorica dei media? No, non è la solita. Perché siamo in un Paese dove la definizione “criminale” non viene affibbiata, sempre riferendoci all’universo dei media, a politici collusi con la mafia, a uomini che hanno lucrato sulla vita dei lavoratori, ad incravattati senza scrupoli che con le loro decisioni hanno condotto a suicidi, a persone palesemente colpevoli di omicidi o reati gravi, assolti misteriosamente. Insomma: quando si deve chiamare i veri criminali con il nome che si meritato appunto, c’è una sorta di “garantismo educato” che aggira sempre e comunque il termine in questione, ma se si deve puntare il dito contro l’“ultras criminale” il gioco è facile. Stessa identica situazione si è già manifestata durante l’ormai nota Italia – Serbia dove “Ivan il terribile”, sospendendo la partita lanciando fumogeni e tagliando una rete, si è beccato due anni di carcere.
Ripeto: non importano i perché dei gesti che, comunque, indignano e che in uno Stato normale non dovrebbero accadere, ma i “come”. Quest’ultimi sono strettamente legati al processo di criminalizzazione surriferito. Si spara a zero sui tifosi, portando l’attenzione sui “fatti gravi” che li ha visti protagonisti, ma la domanda vera è: come è stato possibile? Come è possibile che dei tifosi serbi entrino in uno stadio con delle cesoie e dei coltelli, se ai tornelli, ogni domenica, gli steward aprono perfino le borse delle bambine? Come è possibile che i tifosi rossoblù passino da una gradinata all’altra senza l’intervento di nessun garante dell’ordine o steward? Come è possibile che le forze dell’ordine non siano in grado di gestire la protesta di 60 persone e debbano affidarsi alle parole di un giocatore del Genoa per calmare gli animi? Come è possibile che dei giocatori debbano consegnare le maglie senza che né tutori della legge, né società (si rimbalzano le accuse, ndr) abbiano dato il consenso? La demonizzazione totale degli ultras, mai vista neppure per veri criminali incalliti, è l’ennesimo specchietto per le allodole per non mettere in evidenza l’inefficienza e l’impreparazione di chi dovrebbe impedire il degenerare di certe situazioni. Gli ultras hanno preso in ostaggio un intero stadio? Grave. Non è stato così. Ma se anche fosse, come sarebbe stato possibile? Per l’ennesima volta nessuno se lo chiede. Steward, tessere e tesserine del tifoso, tornelli elettronici e digos, ma le figuracce sono sempre le stesse.

[Fonte: Rinascita]

Per Corederoma
Paolo Nasuto