giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Due con la Juventus, due con la Fiorentina, quattro, cioè due più due, con l’Inter e con il Napoli, due con la Lazio e, infine, ma vorrei fosse finalmente finita la filastrocca, due con l’Empoli.Caso mai vi fosse sfuggito il senso, sto enumerando le coppie di gol prese dalla Roma fino ad ora, ed è una sequenza imbarazzante.
Sembra, infatti, che in certi frangenti la Roma, come una scaltra merciaia, dica all’avversario: ma che ci fa con uno solo, prenda la coppia, come si acquistano le calze.
Calcisticamente parlando, alla prima segnatura della squadra avversaria la Roma pare accomodarsi aspettando la seconda, tanto ormai è sempre, o quasi sempre, così.
Invano ho cercato di scrutare i segni del destino in questa sequenza di coppie.
Wikipedia, opportunamente saccheggiata, mi dice che due è il numero di Harshad e un numero di Catalan e qualcosa questo vorrà pur dire.
Certo deve essere qualcosa di più sensato delle improvvisate giustificazioni che tecnico e squadra partoriscono ogni volta per metterci una pezza a colori.
Quando si dice, appunto, mettere due parole in croce per uscire da un dialogo imbarazzante in cui sarebbe assai più dignitoso il silenzio.
La dotta Wikipedia mi ricorda poi, suscitando in me angosciosi ricordi di interrogazioni di chimica, che due è il numero atomico dell’elio.
E questo già mi appare più comprensibile, talché di elio, cioè di una sostanza gassosa, mi appare la difesa romanista in questi momenti.
Ma la risposta più vera me l’ha fornita la saggezza popolare ricordandomi che nella tombola, o nella smorfia se più vi piace, due è “la bambina”.
E cos’è se non una timida imbarazzata bambina, una squadra che si fa rimontare due gol da un volenteroso e quadrato Empoli che sul piano della tecnica per tre quarti della partita è stato letteralmente sopraffatto?
E cosa ci ricorda il Mister se non lo Zecchino d’oro quando, nella gestione dei cambi e della partita, interpreta la mitica Peppina, quella che fa il caffè con la cioccolata, poi ci mette la marmellata, mezzo chilo di cipolle, quattro o cinque caramelle sette ali di farfalle e poi dice: “Che caffè!” ?
Ma la Roma di Empoli, che il suo popolo continua a seguire orgogliosamente e generosamente in casa e fuori, e ad Empoli eravamo ancora in quattromila, più che una bambina svagata pare uno scolaro indolente, di quelli che una volta si svegliavano a suon di scapaccioni, minacciando, tra il serio e il faceto (la minaccia funzionava più spesso di quanto si possa immaginare) di prenderli a schiaffi a due a due finché non diventassero dispari…
E questo è proprio il sentimento che suscita il ritorno da una trasferta, pure bellissima perché CoredeRoma a denominazione di origine controllata, come quella di Empoli.
La voglia di scuotere società, tecnico e giocatori, e perché no, anche tanti giornalisti accomodanti, e dirgli che a due a due, con questo goffo passo da oca giuliva, non si va da alcuna parte, e dargli metaforicamente parlando, un par de sganassoni fatti bene.