sabato, Ottobre 19, 2024 Anno XXI


da lastampa.it

Individuata l’area dell’impianto che diventerà la casa giallorossa. C’è l’accordo Unicredit-Parnasi

Stadio nuovo AS RomaTutte le strade portano a Tor Di Valle. Il nuovo stadio della Roma, a meno di clamorosi colpi di scena, sorgerà lì, al posto dell’ippodromo. La scelta, ormai, è stata fatta e anche il Campidoglio ne è a conoscenza.

«Ho detto a Zeman di sollecitare la dirigenza affinché chiuda nel minor tempo possibile il processo d’individuazione dell’area dove verrà costruito l’impianto», ha bluffato questa mattina il sindaco Alemanno. La realtà, invece, è che tutte le parti in causa sanno già che l’area è stata individuata e che si tratta di Tor di Valle.

La Roma, infatti, ha abbandonato, per motivi di fattibilità, l’ idea di uno stadio in una zona centrale come l’Ostiense. La bonifica dei terreni del Gazometro messi a disposizione dall’Eni rischiava di essere una variabile impazzita sia per i tempi che per i costi. Il club giallorosso ha deciso di orientarsi definitivamente su Tor di Valle, da tempo considerata come prima scelta. L’area, di proprietà della famiglia Parnasi, era già stata valutata positivamente, per gli ettari che può mettere a disposizione, durante un paio di sopralluoghi dall’ex presidente DiBenedetto e dal successore Pallotta. Ma anche per quanto riguarda il discorso viabilità e collegamenti: Tor di Valle è già servita da una stazione sulla metropolitana che collega Roma con Ostia Lido.

Con lo stadio, però, potrebbe contare anche sulla creazione di uno svincolo sull’autostrada Roma-Fiumicino. La Roma, l’advisor Cushman & Wakefield, la famiglia Parnasi (nella realizzazione dell’opera potrebbe anche essere coinvolto il gruppo Caltagirone) e UniCredit ormai sono d’accordo: il nuovo stadio si farà a Tor di Valle.

MATTEO DE SANTIS


da Il Tempo – laroma24.it

La decisione è presa: lo stadio della Roma nascerà a Tor di Valle. Troppo costosa la bonifica dell’area più centrale, quella sull’Ostiense a due passi da Testaccio, che aveva fatto ovviamente breccia nell’immaginario collettivo dei tifosi giallorossi ma che era davvero complicata da realizzare. I costi si sarebbero decuplicati, è stata la sintesi della dirigenza giallorossa che proprio durante la torunée estiva a New York aveva incontrato i responsabili della costruzione della Red Bull Arena in New Jersey (situata in una zona molto simile a quella presa in esame a Roma sull’Ostiense) e con i quali aveva discusso dell’ipotesi Eni. Per la bonifica e la realizzazione la spesa sarebbe schizzata alle stelle, per non parlare della tempistica che si sarebbe allungata notevolmente. Invece tanto da questa, quanto dall’altra parte dell’oceano la dirigenza giallorossa vuole stringere i tempi. La costruzione, dopo l’anno (circa) necessario per sbrigare tutte le pratiche burocratiche, dovrebbe partire entro la fine del 2013. Da lì in avanti ci vorranno circa due anni/due anni e mezzo per ultimare i lavori, con l’obiettivo di poter giocare nel nuovo impianto già nella stagione 2016/2017: in sintesi tra 4 anni.

I tempi ci sarebbero tutti perché la Roma ha in essere, attualmente, un contratto con il Coni per 3 stagioni: estendibile, di anno in anno, per le 2 successive fino a un totale di 5 anni. Mancano ancora i cardini dell’ufficialità che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane, se non addirittura nei prossimi giorni dopo il lungo lavoro della Cushman & Wakefield che aveva selezionato le aree idonee arrivando alle tre «finali»: Tor di Valle, Bufalotta e Massimina (non c’era la zona Eni per la quale si era aperto un’altro fronte). Nell’area in questione a Tor di Valle (di proprietà del costruttore romano Parnasi), visionata più volte dalla Roma anche dall’ex presidente DiBenedetto in persona (che all’epoca disse: «Io lo farei qui da subito»), attualmente sorge l’ippodromo.

L’impianto ippico verrà smantellato e probabilmente spostato al Pescaccio (Pisana), cosa però tutta ancora da verificare vista la crisi del settore: in quella zona Parnasi ha in cantiere un enorme centro commerciale a margine del quale potrebbe (?) sorgere lo «stadio» dei cavalli. Quello della Roma invece verrà costruito a «costo zero», visto che la società punta sui «naming rights» per acquisire i fondi necessari. A differenza della Juventus il club giallorosso si occuperà personalmente della vendita di questo diritto (i bianconeri si affidatrono a una società esterna) che darà di fatto il nome al nuovo impianto. Un grosso sponsor quindi che gli americani hanno già dimostrato di non faticare a trovare (Walt Disney docet) e che farà sì che il sogno, in fase progettuale nello Studio Populous dell’architetto Dan Meis a Los Angeles, possa diventare realtà in tempi relativamente brevi. Ieri Alemanno ne ha parlato, seppur fugacemente, anche con il tecnico giallorosso Zeman auspicando una chiusura rapida dell’iter burocratico (che si è impegnato a snellire il più possibile per le sue competenze): il sindaco vuole lo stadio della Roma perché ha capito l’importanza per la Capitale di avere due squadre (seppur il discorso ora è molto diverso per la Lazio) con un impianto di proprietà.

E sul tema è tornato anche l’ex ad ora Coo (Cief Operating Officer: termine americano assimilabile al direttore generale delle società italiane) Claudio Fenucci. «È uno dei cardini di sviluppo della nostra strategia societaria». Strategia dettata dalla nuova proprietà americana, che nel fine settimana rispedirà a Roma l’ad Mark Pannes. Ieri l’uomo di riferimento della proprietà, sempre in tema stadio, è tornato sull’esperienza della touernée negli States della Roma e dell’importanza di avere uno stadio di proprietà. «È stata una grande opportunità per noi – ha detto – abbiamo visto il grande supporto che ci è stato dato a Boston e in tutti gli Usa. Lì abbiamo un seguito di 8 milioni di persone. Con il Liverpool c’è stato il tutto esaurito: il Fenway Park è uno degli stadi più belli. Quando acquistammo la Roma era in bancarotta, i proprietari erano una famiglia in difficoltà economiche, il mio ruolo era quello di sistemare il bilancio e portare la squadra ai vertici. Ma ci vuole tempo». E con una casa di proprietà sarà più facile.

T. CARMELLINI