giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Facevo la quarta elementare quando per la prima volta ti sedesti sulla nostra panchina.
Ero sposato da quattro anni e Valentina ne aveva già due quando ti ci sedesti per l’ultima volta.
Una vita.Abbiamo passato insieme 35 anni e anche quando allenavi un’altra squadra, eri sempre nelle nostre domeniche, con le tue battute, la tua classe, la tua inimitabile e inarrivabile sapienza calcistica.
Ancora oggi mi sorprendo a parlare con altri tifosi romanisti come me e ogni tanto scappa un “onne modo” oppure un “abbiamo iocato in modo essessionale” o anche un “Avelino squadra più forte che mondo, imposibile vincere loro”.
Facevo la quarta elementare e la Roma la seguivo allo stadio già da 4 anni. Era il 73/74, anni bui, la Roma Primavera spopolava, la Prima Squadra invece ci illudeva sempre all’inizio della stagione, poi sprofondava e si salvava sempre all’ultima o alla penultima giornata. Era successo lo stesso l’anno prima, quando la Lazio arrivò seconda nell’anno della “fatal Verona” del Milan e la Juventus vinse all’Olimpico partita e scudetto. All’inizio di quell’anno il nostro Presidente, Gaetano Anzalone, un galantuomo mai troppo apprezzato, aveva deciso di affidarsi a Manlio Scopigno che aveva da poco portato lo scudetto a Cagliari. Andò in modo disastroso. Lo esonerarono alla sesta dopo una sconfitta deprimente a Foggia. Anzalone chiamò Liedholm per salvare la baracca e le due partite iniziali furono due mazzate: 0-1 col Napoli in casa e 1-2 in un derby contestatissimo vinto dalla Lazio 2-1, gol di Negrisolo, Franzoni e Chinaglia con stop di mano e fallo su Paolo Conti.
Liedholm, malgrado l’inizio, ci portò ad un ottavo posto molto tranquillo.
Fu il 74/75 l’anno magico, quello che ricordo con affetto e commozione, l’anno del “terzo posto”.
Anche quell’anno tutto sembrava andare malissimo: alla quinta siamo ultimi a 2 punti, alla sesta vinciamo con l’Ascoli e segniamo il primo gol del campionato, ma all’ottava inizia la cavalcata trionfale che ci porterà al terzo posto finale. Inizia col derby. 1-0 gol di De Sisti. Seguiranno altre 5 vittorie consecutive, un pareggio a Terni e un’altra vittoria con l’Inter.
La mia prima grandissima stagione da tifoso della Roma: e chi lo aveva mai visto un “terzo posto”. Conti, Peccenini, Rocca, Cordova, Santarini, Batistoni, Negrisolo, Morini, Prati, De Sisti, Penzo.
Tre derby vinti su tre, uno anche in Coppa Italia contro la Lazio Campione uscente.
Partite incredibili, trasferte oceaniche come Ternana-Roma.Un anno per me indelebile.
Continuò il Barone a lanciare giovani in quegli anni: Rocca, Agostino, Bruno Conti. Altri piazzamenti non ce ne furono in quel primo ciclo, ma quell’“anno del terzo posto” mi rimase marchiato.
Facevo il V° Ginnasio quando ritornasti voluto dal PRESIDENTE VIOLA.
Costruisti il tuo capolavoro pezzo pezzo e le nostre vite da tifosi di una squadra mai vincente cambiarono. Radicalmente.
Che squadra che costruisti col PRESIDENTE.
Non ci potevo credere: avevo mangiato pane e cipolla per tutta l’infanzia e adesso mi trovavo a mangiare ostriche e caviale. Mi ha fatto crescere e tanto quella Roma anche come uomo.
Mi ha fatto anche capire che non basta essere forti sul campo per vincere.
Non pensavo che avrei mai vissuto abbastanza per vedere la Roma vincere due scudetti.
Li ho visti grazie a Dio, ma quel primo scudetto fu qualcosa di fortissimo, giunto al termine di un ciclo fatto anche di vittorie in Coppa Italia, di scudetti rubati, di grandi spettacoli domenicali.
Che grande gioia quell’8 maggio 1983. Avevo vinto lo SCUDETTO, incredibile.
Facevo il Terzo Liceo Classico e mi diplomai proprio nell’afosa estate dell’83. E mi fidanzai con la mia attuale consorte. 1983.
Nulla mi sembrava precluso. Infatti l’anno dopo c’era una Coppa dei Campioni da vincere sotto la Madonnina del “Don Orione”. Ripensando a quel giorno dell’84 stasera mi è venuta in mente “Notte prima degli esami”. “Notte di nonne alla finestra”: mia nonna stravedeva per te Caro Barone.
“Notte di sogni di Coppe e di Campioni”: mi è venuto da piangere. Quanti anni sono passati caro Barone. Il giorno prima della Finale feci il mio primo esame universitario e andò molto bene.
Ci portasti, con i ragazzi della Roma più tecnica di sempre, a un passo dal mito.
Ma questa è la nostra storia di tifosi della Roma: arrivare sempre a un passo da… ma quel passo non lo facciamo mai.
Grazie Barone cantava l’Olimpico quella sera in Coppa Italia, la tua terza in 5 anni.
Tornasti a Milano e a noi il destino riservò un altro svedese, Eriksson che con la sua zona veloce ti aveva eliminato dalla Coppa Uefa col Benfica.
DINO VIOLA ti richiamò all’inizio della stagione 87/88. Un altro grandissimo terzo posto dietro il Milan di Sacchi e il Napoli di Maradona.
Portasti a Roma Rudi Voeller, il nostro “Tedesco Vola e la Curva s’innamora”.
E quell’anno ci spiegasti in una delle tue massime espressioni di paradosso calcistico che “Baresi è veloce, Signorini è rapido”.
Gianluca Signorini un altro che porto nel cuore e che con te fu consacrato a grande livello. Come un’infinità di altri giocatori che, pur non eccelsi, con te diedero il massimo.
L’ultima di quel terzo ciclo romano fu lo spareggio con la Fiorentina a Perugia nell’89. Una settimana dopo partii militare e dopo pochi mesi discussi la Tesi di Laurea.
Facevo la quarta elementare quando ti sedesti per la prima volta sulla nostra panchina.
Adesso mi ero laureato. Una vita.
Poi fu Franco Sensi a volerti per salvare la baracca per l’ultima volta dopo Carlos Bianchi e l’ammutinamento di molti giocatori.
Era il 1997 ero sposato da 4 anni e Valentina, mia figlia, ne aveva già 2.
Da allora ti abbiamo sentito poco.
Un uomo di calcio del tuo rango e del tuo spessore non poteva avere nulla a che fare con questo mondo fatto di apparire e urlare.
No non era più il tuo calcio e ti sei defilato con la tua eterna e classica eleganza.
Stasera scommetto che starai già discutendo col PRESIDENTE e parlando di arte e di quadri col CAPITANO, ma prima avrai sicuramente salutato anche Gren e Nordahl, i tuoi amici del Gre.No.Li.
Grazie di tutto inarrivabile Barone.
Hai regalato la felicità calcistica ad una generazione di romanisti che mai ne aveva avuta, la mia.
Facevo la quarta elementare quando per la prima volta ti sedesti sulla nostra panchina.
Oggi sono sposato e ho due figli. Una vita.

P.S. DEDICO QUESTE MIE RIGHE INTRISE DI NOSTALGIA AD UNA VOCE CHE HA ACCOMPAGNATO I MIEI POMERIGGI CALCISTICI FINO ALL’AVVENTO DELLA TELEVISIONE, QUELLA DI ROBERTO BORTOLUZZI, CHE CI HA LASCIATO ANCHE LUI OGGI COME IL BARONE NILS LIEDHOLM.

“TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO” E’ STATA PER NOI QUARANTENNI UN COSTANTE PUNTO DI RIFERIMENTO DOMENICALE.
INIZIAVA CON UNA SIGLA BELLISSIMA: “A TASTE OF HONEY” DI HERB ALPERT.
ROBERTO BORTOLUZZI CI DAVA IL PARZIALE DEL PRIMO TEMPO E CI COMUNICAVA I CAMPI COLLEGATI.

UN ALTRO PEZZO DI STORIA DEL MIO CALCIO CHE SE NE VA.