mercoledì, Settembre 25, 2024 Anno XXI


Ci sono stadi in cui fanno entrare qualsiasi cosa, e stadi dove non entra nulla.

E’ difficile che la discriminante siano gli steward vestiti di giallo in vena di rompere le palle (capitano pure quelli eh), perchè quando i controlli diventano maniacali vuol dire che c’è sempre lo zampino della Questura locale che non vuole che porti dentro nulla, e quello che poi ci deve mettere la faccia col tifoso incazzato è proprio lo steward, che ti dice “questo non entra”. La mia esperienza di tifoso militante mi porta a dire che alla fine si può ricondurre il tutto nella percezione di pericolo che i singoli Questori hanno dei tifosi. C’è il Questore Rambo che minimizza sempre e comunque il grado di rischio anche in presenza di Attila e tutti gli Unni da quanto è figo e super preparato, e c’è il Questore che si caga in mano anche per un volantinaggio del comitato pendolari di qualche linea ferroviaria, e quindi impone schieramenti di forza armate e tolleranza zero.

Non sono in grado di giudicare se il Questore della città di Verona è un duro super mega figo oppure uno che si caga in mano per qualsiasi cosa, e nemmeno mi permetto di farlo, e nemmeno è così importante saperlo. Quello che mi permetto però di dire è che a Verona, Questore, delegato alla sicurezza, responsabili di servizio o steward (non so di chi sia la colpa per cui li nomino tutti ndRett.) dovrebbero imparare che esistono sì le regole, ma che nessuna legge o regola scritta potrà mai disciplinare il buon senso e l’intelligenza. Negli ultimi 12 mesi sono stato due volte al Bentegodi, piu o meno nello stesso periodo (circa metà di Settembre). La prima volta ci giocava in casa il Chievo Verona e la seconda volta l’Hellas. La prima volta era una partita di serie A e la seconda volta di serie B, per cui parliamo di categorie differenti, squadre di calcio differenti ma stessa città. Bene, in un periodo storico in cui il tema del “portare allo stadio le famiglie” è molto sentito e, aggiungo, apparentemente auspicato dalle Società di calcio, succede che nel Settembre 2011 un mio caro amico si presenta all’ingresso del settore ospiti tenendo per mano suo figlio (anni 7 – sette ) che a sua volta teneva in mano la sua bandiera. Perfetto quadretto di famiglia, scena da immortalare e fare vedere in TV. Tocca il loro turno, entrano e i delegati alla sicurezza strappano dalle mani del bimbo la bandiera e dicono “questa non può entrare, supera la grandezza consentita”. Provate ora a pensare quanto potesse essere grossa una bandiera tenuta in mano da un bimbo di sette anni, bene ora potete pisciarvi addosso dalle risate. Procediamo nel racconto… “ma come è troppo grossa, è una normale bandiera”, “questa non entra”. A questo punto un altro steward prende la bandiera, davanti al padre e al bimbo gli spezza l’asta. Il bimbo scoppia in lacrime, il padre (che fortunatamente per lo steward è una persona pacata ed educata, perchè vi garantisco che conosco gente che avrebbe preso lo steward per il collo ndRett.) inizia a discutere. Arriva subito il capo della polizia di turno che, facendogliela pesare al padre, gli concede al bimbo di entrare con la sola bandiera senza l’asta (rotta in diverse parti e buttata in un angolo). E’ passato un anno, e vi giuro che ieri sul pullman con me c’era solo il padre, perchè il bimbo non è più voluto venire a Verona dal dispiacere ed umiliazione subita.

Ieri Luca (il nome del bimbo ndRett.) non è il solo che è mancato alla trasferta; mancava anche Laura, che noi tutti chiamiamo “Scardina”. Suo papà, che tra l’altro è un mio grande amico compagno di tante avventure sugli spalti, dispiaciuto per il fatto lei non potesse esserci, prima di partire mi dice “facciamo una pezza per la Lauretta, così se ci inquadrano lo vede ed è contenta”. Pronti via apriamo il furgone e tiriamo fuori qualche pezza bianca e due bombolette sprait (perchè i veri tifosi hanno sempre un furgone pieno di pezze bianche e bombolette sprait eh…) e si produce un bellissimo “Scardina una di noi”. Siccome il Rett. non è uno che frigge nell’acqua minerale (cit.) vi faccio federe lo striscione “work in progress”:

arriviamo a Verona, film già visto: “questo non entra, è troppo grosso, cosa vuol dire Scardina, chi è Scardina”; “ma è per mia figlia che non è potuta esserci, me lo faccia entrare che la faccio contenta cosa le costa” “senta le ho già detto che questo non entra”. Glielo prendono e lo gettano in un angolo.

Quando vi dicevo che nessuna norma o legge scritta potrà mai disciplinare l’intelligenza e il buon senso, mi riferivo proprio ad esempi come questi. Che problema c’è se un Luca qualsiasi di 7 anni entra con la sua bandiera o un padre qualsiasi porta una piccola pezza per la figlia a casa, spiegatemelo. Può entrare “Coordinamento al seguito” ma non “Scardina una di noi”?. E perchè un altro steward ha fatto passare pezze anche più grandi e quello invece no? E la discriminate che ha fatto si che uno andasse bene e l’altro no quale è stata? Sicuramente non la registrazione all’albo degli striscioni, visto che le pezze non si registrano. E allora è il Questore, il delegato alla sicurezza, i responsabili di servizio oppure uno steward particolarmente cagacazzo?

So di non aver scritto nulla di nuovo per chi frequenta gli stadi. Ho raccontato due episodi citando Verona perchè è stata abbastanza eclatante e recente, ma evidentemente il problema non è Verona . Il problema è più ampio. Le tv comandano e sono anche le prime a volere calore e colore negli stadi perchè aumenta lo spettacolo in HD, ma mai una volta che spendessero una parola in una delle loro riunioni “con quelli che contano” a favore di chi porta calore e colore. Uno stadio vuoto e cupo è uno stadio triste. Se volete questo è perchè siete persone tristi.

[Fonte: Rettilineo Tribuna]

Per Corederoma
Paolo Nasuto