mercoledì, Settembre 25, 2024 Anno XXI


Stefano Benni, uno dei più grandi scrittori contemporanei, quando era ancora un giovane di belle speranze, dava prova di virtuosismo letterario descrivendo lo stesso identico fatto appropriandosi degli stili narrativi dei giornalisti più famosi.

Questo “Fiorellismo” in prosa ci regalava un falso articolo di Enzo Biagi costruito attraverso le citazioni di personaggi famosi e un falso Idro Montanelli, che condiva la sua minestra con aneddoti personali ed autocitazioni.

Con questo metodo l’effetto comico era assolutamente irresistibile.

A questo pensavamo l’altro giorno ascoltando la conferenza stampa di Franco Baldini che, da quando ha assaporato il sublime piacere della lettura, cita e ri-cita dovizioso e scimmiottante.

A Roma si dice “Parla come magni!”.

E’ evidente che lui ha mangiato e continua a mangiare in maniera sopraffina.

Intendiamoci: questo stile a noi non è sgradito, meglio un gentiluomo che un cow boy, ed è falso che preferiremmo il DG un po’ più becero, in grado di interloquire a nostra immagine e somiglianza.

Il problema è un altro e proviamo a spiegarlo con un esempio.

Se il meccanico, a cui abbiamo portato la macchina per aggiustare un semiasse frantumato in uno dei tanti crateri romani refrattari alla promessa cura “Alemanno”, declamasse il terzo Canto dell’Inferno di Dante mentre schiavarda e ingrassa, confessiamo che proveremmo un moto di autentica sorpresa e ammirazione.

Se però il summenzionato semiasse, ingrassato e sistemato, cedesse  dopo poche centinaia di metri dall’uscita dell’officina, magari dopo aver anche pagato un conto salato, Dante o non Dante, ci sentiremmo autorizzati a tornare indietro  dal nostro erudito artigiano per annodarglielo al collo a mo di cravatta.

Questo tanto per dirvi che a noi la forma ce piace pure, ma ce piace pure la sostanza.

E di sostanza, questa Roma “ammericana”, ne ha veramente poca poca poca.

Se dopo due anni e due campionati stiamo ancora a sacramentare contro allenatori nella totale mancanza di interpreti degni di un palcoscenico come l’Olimpico, e parliamo di giocatori, a fronte anche di spese “importanti” indipendentemente da chi tra i soci costituenti la compagine societaria abbia sostenuto i maggiori oneri, qualche responsabilità dirigenziale ci sarà anche, visto che allenatori e giocatori non sono stati scelti certo dopo un referendum popolare gestito dalla stampa romana.

Nel nostro “Primum vivere deinde philosophari” c’è tutta la sostanza di un desiderio che situazioni improponibili come quelle di Torino non abbiano più a ripetersi, anche se il primo tempo di ieri c’ha rovinato antipasto e primi piatti.

Ora di mezzo c’è la sosta.

Qualche reprobo zemaniano andrà in nazionale e ne tornerà, siamo sicuri, onusto di gloria.

A casa nostra invece comanda Zeman ed è lui il Dominus.

Osvaldo e De Rossi sappiano essere all’altezze delle aspettative, delle responsabilità, dell’immagine e, non ultimo, dei lauti compensi.

Se nel frattempo però qualcuno facesse anche qualche pensata sulla fase difensiva e su quelle situazioni che ieri ci hanno fatto trovare in un paio di situazioni in tre contro nessuno, a noi nun ce dispiacerebbe neanche un pò.

Boemo avvisato mezzo salvato.

 

Ad maiora.