mercoledì, Settembre 25, 2024 Anno XXI


Il calcio delle volte sembra una cosa apparentemente normale, non quando c‘è di mezzo la Roma. La partita con il Palermo sembrava essere una partita  priva di qualsiasi significato filosofico, una delle tante, invece no. Perché questa volta i ragazzi del boemo l’hanno seguito per novanta minuti e hanno dimostrato zemanlandia non esiste solo nella testa di quel signore un po’ anziano e silenzioso che siede sulla panchina della Roma. Ieri si è mangiato siciliano in tutti i sensi. Nel pomeriggio c’era stata la merenda con quattro cannoli catanesi e la sera è arrivata la cena con quattro arancini. In mezzo è successo di tutto. Nella domenica antecedente al derby Totti leva la parola “aggettivo”  dal vocabolario realizzando il duecento diciannovesimo goal con questa maglia, Lamela si diverte ad imitare un certo Messi sul prato dell’Olimpico, Osvaldo spara la mitraglia sotto la Sud, Marquinhos si veste da Samuel, Burdisso indossa per venti minuti la fascia da capitano, Bradley si ricorda di essere uno dei giocatori più forti degli Usa e Destro si sblocca e sbrocca per il secondo giallo dell’arbitro De Marco. Avete visto quante cose ha detto questo banale Roma-Palermo? Si dice banale perché quando la Roma vince è demerito dell’avversario e se perde è merito dell’avversario. Come la giri la giri questa squadra assomiglia quasi sempre alla donna invisibile dei fantastici quattro, fantastici come tutti gli attaccanti della rosa giallorossa andati a segno ieri sera. Apparentemente è tutto normale per una volta, la Lazio ha preso quattro goal e tu ne hai fatti quattro, ma la Roma si sa con la normalità c’entra poco. C’è una piccola macchia nel quadro di ieri, un ragazzo biondo venuto dal mare di Roma che sembra aver perso il sorriso. E’ come quando a scuola il maestro fa l’appello della classe, dove vedi tutti i bambini che si alzano in maniera ordinata, con il fiocco rosso e poi vedi quello che siccome non gli ha suonato la sveglia per una volta, è arrivato tardi e viene messo in punizione. Ecco cosa è successo a Daniele De Rossi. Ma siccome questa città e questa squadra sono magiche , vai a vedere che magari nella prossima partita il bambino messo in punizione possa rispolverare il fiocco rosso come la vena sul collo da esibire sotto la sua Sud, magari addirittura dopo un goal decisivo. Forse nemmeno Dickens riuscirebbe a scrivere una favola cosi bella. Ecco questo per tante squadre non potrà mai accadere, perché non è la quotidianità, ma la Roma si sa la normalità non ce l’ha proprio nel dna.

 

Filiberto Marino

Foto: Pietro Bertea