giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Ci accingiamo a scrivere il nostro Editoriale con grande senso di responsabilità in una giornata che è stata dura per tutti e in particolare per la famiglia di Gabriele Sandri che non riesce a darsi una spiegazione plausibile, perché oggettivamente non c’è, del perché il loro figlio sia uscito da casa per andarsi a divertire con gli amici e non vi farà più ritorno.Quello che è successo a questo sfortunato ragazzo laziale avrebbe potuto accadere a ciascuno di noi in una delle centinaia di trasferte alle quali abbiamo partecipato, noleggiando una macchina e partendo con quattro amici.
Abbiamo dovuto attendere l’edizione serale del TG3 per sentire le prime parole sensate da stamattina e a pronunciarle è stato Oliviero Beha.
Tutta la giornata è stata spesa dalle istituzioni e dalla comunicazione nella ricerca spasmodica di confezionare un involucro credibile a questa sciagura che ha una dinamica fin troppo semplice.
C’è stato chi ha sparato e c’è stato chi è stato colpito e ucciso. Inutili le dietrologie e le fantastiche interpretazioni.
C’era, e c’è tutt’ora, un modo molto semplice di stroncare sul nascere quella spirale che invece si è alimentata in un crescendo di risposte sbagliate a situazioni sbagliate nelle quali, ed anche in questo è necessario essere molto netti, molti mestatori di professione che allignano tra gli pseudo-tifosi, hanno trovato le motivazioni per scatenare le usuali scene di guerriglia urbana.
La giornata doveva essere sospesa, così come è accaduto dopo la morte del povero Raciti, e il responsabile dell’omicidio doveva essere arrestato.
Si è invece preferito buttarla in caciara, sport in cui eccelle l’italica gente anche ai massimi livelli, alimentando il sospetto di una verità e di una giustizia che corre su un doppio binario.
Cieca e inflessibile, se si sta da una parte, e benevola e soccorrevole se si sta dall’altra.
In altri paesi, dove sono accadute disgrazie simili, ancorch’è sotto pressioni assai più gravi come quelle del terrorismo fondamentalista, i responsabili delle forze dell’ordine hanno assunto le responsabilità del caso arrivando anche al gesto estremo, simbolicamente ineccepibile, delle dimissioni.
Ma si tranquillizzino lor signori. Non chiediamo tanto perché già sappiamo che non accadrà. Almeno in questo, nel nostro paese, non si invecchia invano.
Si giungerà inece, vedrete, molto rapidamente alla proibizione delle trasferte senza che i vari Pisanu, Melandri o Amato e compagnia, siano riusciti a tirar fuori neanche una lezioncina piccina picciò da questo infinito giro di vite che oramai ha garrotato il pallone nostrano.
Il male è altro, alberga solo da una parte dello stadio (nelle curve), e solo da una parte del tessuto sociale (nei cittadini tifosi).
La cosa che ci indigna di più è sapere già che anche Gabriele sarà l’ennesima morte senza senso di uno stato che, come diceva il grande Fabrizio de Andrèin una celebre canzone: “si costerna, si indigna, si impegna e poi getta la spugna con gran dignità!”

Addio Gabriele