giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Ci avviamo con passo lento e incerto sul terreno scivoloso della commozione stando attenti a non replicare quanto abbiamo già visto e subito in questi giorni di retorica sparata con la pompa.Lo facciamo perché questa vicenda indefinibile ci ha colpito e ferito come raramente capita per fatti che la cronaca ci sciorina quotidianamente. Abbiamo pensato per un attimo a che cosa sarebbe successo se la mano armata che ha reciso la vita di Gabriele Sandri fosse stata quella del vituperato “albanese” o del diseredato “rumeno”. Quali valenze e quali show c’avrebbe regalato in alternativa il baraccone mediatico globale che, fatto non secondario, incide e molto nelle scelte di governo di questo paese.
Ci è capitato sommessamente di pensare a cosa succederà ora nella famiglia Sandri. A quel padre e quella madre che cominceranno a confrontarsi con una stanza vuota, con un esistenza in meno, con una mancanza che sarà impossibile da colmare.
Perché su di loro i riflettori si spegneranno e rimarranno soli. Cerchiamo, e ci rivolgiamo soprattutto ai loro amici, se qualcuno tra di loro avrà la ventura di leggerci, che ciò non accada.
Noi amiamo pensare, per quello che abbiamo visto in questi giorni e ieri in particolare, che Gabriele, come il suo omonimo arcangelo, sia venuto qui per annunciare che una strada diversa è possibile.
Una strada fatta soprattutto di riconoscimento reciproco, di fratellanza, di accettazione.
Questo patrimonio annunciato e reso vero nei fatti di ieri che sono ruotati attorno al suo funerale, non può e non deve essere disperso.
Almeno noi di CdR, come fratelli maggiori, anche se di una parte avversa, non lo lasceremo cadere.
In questo senso chiediamo al Sindaco e alle istituzioni sportive cittadine, e speriamo che in questo altri ben più grandi e forti di noi ci affianchino, che venga organizzato un evento sportivo importante con cadenza annuale, che leghi in qualche modo le due principali società calcistiche romane, con i proventi dei quali sia possibile alimentare una fondazione dedicata al suo nome che si occupi della diffusione dei valori positivi e della cultura positiva del tifo, che sono importanti e che sono patenti solo che si abbia la voglia di guardarli per una volta in maniera onesta, donando di conseguenza al suo nome, almeno a quello, l’immortalità.
Vorremmo poi che questa opportunità storica, ancorché nata da un fatto criminale, ci consentisse di riappropriarci dello stadio, liberandolo dalle forze dell’ordine che potrebbero essere dedicati ad altri e più importanti compiti.
Per fare questo abbiamo bisogno di certezza di regole, anche sul ruolo degli steward che oggi sono solo ragazzi con una fratina inutile, e di supporto da parte del legislatore al quale chiediamo per una volta di guardare al mondo della tifoseria con occhio positivo, regolando poi in maniera seria e definitiva quelli che sono i rapporti tra le società e gli stadi.
In ultimo, ma questa è veramente “mission impossibile” chiediamo a chi si occupa di comunicazione e sappiamo che ci legge, che diventi testimone nel proprio ambito lavorativo di valori etici e deontologici che in questi giorni sono venuti pesantemente meno.
Se da una parte è vero che la ristrutturazione globale del mondo dell’informazione spesso svuota di significato, o vanifica, il ruolo dell’approfondimento che è proprio di chi fa bene il mestiere del giornalista, è anche vero che abbiamo assistito a prove di miseria umana, ancor prima che culturale e/o professionale, che non sono degne di chi, è opportuno ricordarlo, proprio perché si occupa di informazione, è classe dirigente di questo paese.
Spesso, nella ricerca della consolazione, si assegna ad una vita che ci lascia il compito più alto di una specifica missione terrena.
Ci consola allora immaginare che la vita di Gabriele Sandri, tra le altre cose dedicata a far divertire gli altri con la musica, possa essere vissuta come un regalo prezioso al mondo del tifo.
Sta a noi, a tutti noi, conservarlo con amore e non disperderlo.
Bella Gabriè!

Ad maiora