mercoledì, Settembre 25, 2024 Anno XXI


Sono passati ben 12 anni da quando Al Gore decise di mollare i ricorsi alla Corte Suprema per conquistare la presidenza degli Stati Uniti d’America dedicandosi ad un’altra missione non meno importante: renderci edotti tutti sui pericoli dei cambiamenti climatici globali.

Noi non solo non gli abbiamo dato retta, ma mai e poi mai avremmo pensato che da quella denuncia sarebbero partiti tutti i nostri guai nel 2012. E’ infatti inutile negare, lo hanno detto anche Zeman e Baldini, che uno dei principali motivi della crisi romanista sia da ricercare nelle pioggie torrenziali che si sono abbattute su Parma prima e sul derby dell’Olimpico poi. Pensate anche a questo quando, e prima o poi capiterà, andrete a cambiare l’automobile e ve ne offriranno una a basse emissioni. Meno CO2 salva il pianeta e la Roma.

Scrivere dopo un derby perso, soprattutto se non sei un professionista, è assai duro. La tentazione  nichilista e l’incazzatura sono talmente forti da far apparire come scorciatoie salvifiche le strade senza uscita.

Stasera il banco degli imputati e ben frequentato. Solo posti in piedi. Si parte da De Rossi, per passare a Zeman, al duo Sabatini-Baldini, a Piris, Goicoechea, alla Banca e a quel purciaro di Pallotta. Quello che veramente però fa cadere le braccia è la considerazione che l’avvicendamento di nessuno di questi soggetti da solo sarebbe in grado di risolvere la crisi. E questa impossibilità di un gesto risolutivo ci fa immediatamente comprendere che anche quest’anno sarà transizione e non si andrà da nessuna parte.

Lasciamo da parte De Rossi e le sue vicende soprattutto per rispetto all’uomo e alla crisi nella quale naviga. Qualcuno obietterà che in Nazionale non è così. Noi ci permettiamo solo di obiettare che da lui vorremmo che rifulgesse di luce propria. Nella Roma non c’ha nessuno al quale fare il gregario mazzolatore, in Nazionale si. Sarebbe forse stato giusto darlo via questa estate ed utilizzarlo come capitale per acquistare un paio di giocatori veri in difesa. Ci sarebbe stata la rivoluzione a Roma ma francamente non riusciamo a ricordare un solo giocatore che andato via dalla Roma in anni recenti, abbia fatto la fortuna altrove in qualche altro club. L’ultimo forse fu Cafù e forse prima di lui Cerezo. Degli altri, di tutti gli altri, si ignorano le tracce. Non è il caso di DDR, è bene precisarlo, ma noi consegniamo la patente di fenomeno con troppa Facilità.

Passiamo a Zeman. Oggi quando verso la fine del secondo tempo se ne stava inzuppato sotto la pioggia lo abbiamo percepito per la prima volta come antico, superato. L’abbiamo personalmente acclamato dopo l’estate perché pensavamo che sarebbe riuscito a trasformare la zucca in carrozza e i sorci in magnifici destrieri. Quella però era una favola, si chiamava Cenerentola, e il Principe Azzurro se lo so bevuto co tutta la scarpetta di cristallo. La Roma ha pochissimi giocatori di caratteristiche tecniche superiori, forse tre o quattro. Se ad uno di questi, che è Pijanic, non si riesce a trovare un posto c’è qualcosa che non va. Per il boemo era la campanella dell’ultimo giro. Purtroppo la benzina è finita o non c’è mai stata. Rimarrà una magnifica incompiuta.

Prendersela poi con giocatori come Piris e Goicoechea è pure troppo facile. Se uno fa la riserva della riserva di Muslera forse qualcosa vorrà anche dire. Natura non facit saltus e se uno è una sega, Sabatini non è in possesso di proprietà taumaturgiche in grado di trasformare uno scarparo in un pallone d’oro. Quello che hanno fatto oggi li consegna ad una adatta militanza nelle categorie inferiori. Ma inferiori parecchio. Diciamo al dilettantismo.

Il lavoro del duo delle meraviglie, Sabatini e Baldini, si valuta per quello che riesce a mostrare. Un fallimento completo. Se la settimana prima del derby metti sul mercato De Rossi e dopo che hai preso la zuppa nel derby affermi che il giocatore è incedibile non puoi fare il dirigente di una squadra di serie A. neanche di serie B, neanche di serie C. Puoi trovare una giusta collocazione tra il torneo dei bar e la terza categoria. Dei venti giocatori portati da Sabatini forse  solo due o tre  sono degni di nota. Gli altri sono giocatori troppo giovani, nella migliore delle ipotesi, o mediocri, nella peggiore.

Concludiamo la disamina con la proprietà. Che sia stata la Banca o che siano stati i padroni americani, la società ha speso negli ultimi due anni quanto non era stato speso dal post Batistuta in poi. Però rimane una entità impalpabile e vaporosa. Ha scelto due dirigenti sicuramente di nome pensando di rivisitare un modello organizzativo del calcio italiano innovandolo in maniera radicale. Questo sistema purtroppo non funziona e che non funzioni non è una illazione: sta sotto gli occhi di tutti. Il primo prezzo che paghiamo a questo modello è l’assenza di peso politico che si traduce operativamente in uno scarso rispetto da parte della classe arbitrale. Basterebbe solo questo a suggerire dei cambiamenti. Ma quali? Gli osannati investitori romani sono ancora più eterei e bugiardi  della buonanima di Pallotta. Come si vede le chiacchiere stanno veramente a zero.

Qualcuno tra di noi vorrebbe estendere la disamina anche alla tifoseria. Questa, in tempi di crisi è un classico. Comincia la conta del globulo giallorosso e la divisione tra gli “occasionali” e quelli che invece stavano a Trieste di mercoledì sera per una partita di Coppa Italia di dieci anni fa. Non ci va di prestarci a questo gioco. Ma non per ruffianeria o perché non riconosciamo in queste disamine anche una profonda verità. Riteniamo più semplicemente che i tifosi siano l’unica componente in buona fede di tutto l’ambaradam. Stasera non è sera per il “tafazzismo” d’accatto. A martellare le palle di noi tifosi   già ci pensano già stimati e strapagati professionisti.

Ad maiora.