mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


Quello del cronista è mestiere bello ma ingrato. Bello perché ti consente di vivere la realtà e raccontarla, girare il mondo, conoscere la gente e le loro storie. Ingrato perché nel momento in cui l’evento si produce c’è necessità di codificarlo concentrati su quello che si fa perché i tempi per andare in macchina sono sempre più stretti.
Noi siamo più fortunati. Come tifosi che scrivono non facciamo nessun mestiere e, soprattutto, non abbiamo obblighi. Possiamo essere esaltati dalla gioia come ieri sera, o frustrati dalla sconfitta. Possiamo in entrambi i casi prendere il tempo necessario per decantare senza dover per forza fornire i perché di un nostro ritardo.
Indipendentemente da questo però chiediamo scusa a tutti i nostri fratelli sangue oro e qualche conoscente di altre parrocchie che si saranno fiondati stamattina sulla nostra HP alla ricerca del Redazione di CdR che è pietanza appetita nei momenti estremi, nella buona e nella cattiva sorte.
Ieri sera avevamo paura, è inutile negarlo.
Davanti una delle squadre più blasonate d’Europa, che ha al suo timone un allenatore campione del mondo, vicecampione d’Europa (senza considerare poi tutto quello che ha vinto in Sudamerica quando allenava il Gremio e il Palmeiras) e che ha come proprietario uno degli uomini più ricchi della Russia che, al giorno d’oggi, equivale a dire uno degli umini più ricchi del pianeta.
Noi ci presentavamo scarsi e fetenti, plurisconfitti. Con una posizione di classifica che significava quasi serie B e, cosa ancora peggiore, con il presentimento che l’impronunciabile potesse concretizzarsi quest’anno. Un armadio pieno di amarezze e sogni infranti e la mancanza di una qualsiasi prospettiva a breve.
Ma la Roma improvvisamente è tornata Magica, in grado di stringere i denti e giocare, schiacciare e poi incantare, vincere e poi godere.
Ciò che decreta il successo del calcio, e delle scommesse, è probabilmente proprio questo. Mai si sa prima come andrà a finire.
Potremo ribadire, come molti di noi hanno fatto, che magari sarebbe stato sufficiente, per evitare le ultime umiliazioni, che Spalletti avesse letto il Muro di CdR e i consigli di Romatto che è mesi che parla di 442 o le sibilline ma felici intuizioni del Kaiser.
Non l’hanno fatto, o magari l’hanno fatto ma hanno pensato che la nostra fosse pura emotività, e c’hanno snobbato.
La cosa importante è che si sia stata una svolta sicura e definitiva.
In fin dei conti questo 4 Novembre 2008, nella buona o nella cattiva sorte, è stata una giornata di svolte epocali.
Per la prima volta nella storia moderna un uomo di colore è stato eletto al posto di più alta responsabilità che esista sulla faccia della terra e questo evento ha un importanza almeno pari a quella dello sbarco sulla luna.
Speriamo che queste svolte epocali, le nostre assai più piccole e modeste, ci mettano nella condizione già sabato di fare strame del Bologna di Sinisa, offrendo il destro a moglie e figlia, che sappiamo ferventi romaniste, di prenderlo in giro in famiglia a più non posso.
Per parte nostra continueremo a propagandare calma e gesso.
La partita di ieri sera ha mostrato che per quanto potrà essere difficile, lungo e impervio il cammino, uscire dal tunnel si può.
Questa possibilità diventa allora l’imperativo che impegna tutti quanti, società, giocatori e tifosi ad un patto d’onore. Uscire dal tunnel si deve.

Ad maiora