giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


da romanews.eu

Doniéber Alexander Marangon (Doni)Le dichiarazioni del portiere della Roma, Doni, nell’intervista rilasciata all’emittente brasiliana Globo TV e ripresa da Il Romanista:

Parliamo del tuo inizio. “Ho iniziato a 16 anni al Paulista di Jundiai. Ho dovuto lavorare molto, il lavoro di allenamento di un portiere è difficile, e ci vuole tempo per specializzarsi. Da quando avevo 7-8 anni ho sempre fatto il portiere.Ho provato anche a giocare in attacco, ma non ci sono riuscito, non avevo la capacità. A 19 anni sono andato al Botafogo de Ribeirao Preto. La mia prima partita è stata la finale della serie B del campionato paulista. Abbiamo vinto e siamo stati promossi in serie A”.

E’ difficile il ruolo del portiere? “Essere portiere è difficile. Prima pensavo che per giocare bene bastassero le qualità, ora so che quello che conta è l’esperienza. Mi ricordo la prima volta che ho giocato una finale davanti a 60 mila persone, tremavo. Oggi sono più tranquillo, pero all’inizio era complicato. Comunque io non vorrei che mio figlio diventasse un portiere, è molto difficile. Prendere gol non è bello…. È meglio essere attaccante”.

All’inizio della tua carriera hai vissuto momenti complicati, hai mai pensato di smettere? “Avevo 21 anni, ero molto giovane e ho avuto molte difficoltà. Alla fine però ho avuto anche buoni momenti. Non è stato facile, anche a causa di una serie di trasferimenti infelici al Cruzeiro e poi al Santos, dove ho giocato pochissimo. Non potevo smettere, dovevo lavorare, guadagnare i soldi per pagare le bollette. Avevo i figli, la mia famiglia mi ha dato appoggio e io ho insistito. Anche oggi, quando sono un po’ depresso mi guardo un dvd dei miei migliori momenti e mi faccio coraggio. Era così anche a quei tempi”.

La svolta alla Juventude? “Ho bellissimi ricordi, ho fatto una bella stagione e tramite Antonio Carlos Zago ho ricevuto l’invito per venire alla Roma. Non ci ho pensato un momento, sono venuto di corsa! Quando sono arrivato la Roma non andava bene, aveva fatto una brutta stagione ed era quasi andata in B. Con Spalletti le cose sono cambiate: la Roma ha fatto una bellissima stagione, abbiamo fatto il record di 11 vittorie, con Doni sempre in porta”.

A Roma hai avuto la possibilità di giocare con grandissimi calciatori. “Quando sono arrivato mi sono spaventato. Mi sono visto vicino a grandi nomi, che vedevo solo in Tv, ero molto emozionato. In vari momenti però conta molto avere la testa a posto, sangue freddo. Quando si sbaglia, si deve dimenticare in fretta e continuare a giocare”.

La Roma è una squadra con tanti brasiliani. “Siamo in 8 e tutti bravi. Ai romani piacciono i brasiliani e la società prima di comprare cerca di sapere come sono nella vita fuori dal campo, se si comportano bene”.

Sei più idolo in Europa che in Brasile? “In Brasile ho giocato poco e non molto bene. Qui grazie a Dio, i tifosi mi danno molto appoggio, per la strada si sente l’affetto della gente. Il lavoro qui mi ha dato l’opportunità di avere i tifosi dalla mia parte. Conta anche l’esperienza che ho portato, ho giocato in grandi squadre in Brasile e adesso sono in un club che ha una tifoseria come quella del Corinthians, che ti mette molta pressione”.

Pensavi di conquistare la Seleçao? “Non ci speravo ma sono stato molto felice quando ho avuto l’opportunità di giocare e vincere la Coppa America contro l’Argentina. Era un momento difficile, il gruppo era buono e con l’obiettivo di guadagnare la Coppa anche se tutti dicevano che avremmo perso. Abbiamo vinto ed è stato un bellissimo momento per me, ora manca il sogno più grande: giocare la Coppa del Mondo. Per farlo però devo giocare bene nella mia squadra: farò del mio meglio per essere convocato”.