mercoledì, Settembre 25, 2024 Anno XXI


«Ho rischiato di morire: durante il servizio d’ordine pubblico all’interno del settore ospiti, i tifosi dell’Ebolitana mi spinsero in terra proprio al momento dello scoppio delle due bombe carta lanciate sul terreno di gioco».

E’ il racconto-choc di un agente di polizia scampato per miracolo all’attentato organizzato dagli ultras della squadra biancoblù allo stadio «Amerigo Liguori»: un attentato che ha trascinato alla sbarra due supporters dell’Ebolitana – il ventitreenne Emanuele Di Biase e Roberto Ferraiuolo di 24 anni – e nove sostenitori della Turris, ritenuti responsabili dell’inferno scatenato al termine del derby della vergogna. Una «festa di sport» per una gara di cartello del campionato dilettanti che si trasformò in una vera e propria guerriglia urbana capace di tenere sotto scacco un’intera città per circa quattro ore. «Tutto cominciò durante la gara – il racconto del testimone-chiave davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata, chiamati a valutare le responsabili degli 11 teppisti finiti a processo -. I tifosi dell’Ebolitana lanciarono cinque bombe carta sia in direzione del rettangolo di gioco sia in direzione del settore distinti, occupato dagli ultras della Turris».

Un ordigno lanciato dalla curva Vesuvio scoppiò nei pressi della porta difesa dal portiere di casa, costretto a lasciare il campo per danni all’udito. «Io stesso e un mio collega abbiamo riportato lesioni ai timpani» le parole in aula dell’agente di polizia. Una versione dei fatti successivamente confermata da tutti gli uomini in divisa sfilati in aula per ricostruire l’ennesima pagina nera del calcio all’ombra del Vesuvio: l’affronto dei tifosi ospiti, infatti, scatenò la violenta reazione dei sostenitori locali. Pronti a trasformare viale Ungheria e dintorni – la zona a ridosso dello stadio comunale Amerigo Liguori – in un vero e proprio campo di battaglia. «Al termine della partita, scoppiò il finimondo – il resoconto degli agenti di polizia -. I tifosi della Turris ci lanciarono addosso pietre e bottiglie, solo per miracolo non ci scappò il morto». Per impedire ai tifosi corallini di raggiungere il settore ospiti dove erano rimasti asserragliati i sostenitori dell’Ebolitana, gli uomini in divisa furono costretti a lanciare diversi lacrimogeni per spegnere la rabbia degli ultras-teppisti: «Alcuni furono identificati già durante la battaglia, perché già noti a chi abitualmente presta servizio d’ordine pubblico allo stadio», il racconto in aula degli agenti di polizia. In particolare, uno degli imputati fu sorpreso mentre lanciava una bottiglia contro un ispettore trasformato in una sorta di «bersaglio umano» della follia degli ultrà.
I restanti protagonisti della guerriglia urbana – compresi i due «bombaroli» dell’Ebolitana – furono riconosciuti e incastrati attraverso i filmati e le foto scattate durante gli scontri: a 24 ore dagli incidenti, scattarono le perquisizioni domiciliari a carico dei principali indiziati – tutti arrestati – e il sequestro di mazze, coltelli e pistole giocattolo che gli imputati nascondevano in casa. Tra gli undici imputati figura pure il consigliere comunale Pasquale Brancaccio, capogruppo dell’Api a palazzo Baronale e coinvolto negli scontri del 17 gennaio 2010. Scontri costati già una condanna a due anni e due mesi di reclusione ai quattro ultrà della Turris che scelsero di essere giudicati con la formula del rito abbreviato: una scelta che non bastò per evitare la stangata del gup Elena Conte del tribunale di Torre Annunziata. Per i restanti «protagonisti» del derby della vergogna, il verdetto potrebbe arrivara già a metà luglio quando è in programma la nuova udienza del processo a carico dei teppisti travestiti da tifosi che per quattro ore terrorizzarono un’intera città.
twitter: @a_dortucci
[Fonte: Metropolisweb]

Per Corederoma
Paolo Nasuto