mercoledì, Settembre 25, 2024 Anno XXI


Undici anni di sofferenza cancellati in novanta minuti di spasmodica attesa. Il Verona torna in serie A. Succede alle 18.17 di un pomeriggio speciale. Il Bentegodi, tempio del popolo dell’Hellas, esplode in un urlo liberatorio. Rimasto in gola per tanto, troppo tempo.
I gialloblù di Mandorlini pareggiano zero a zero contro l’Empoli. Bastava un punto per toccare il cielo con un dito, e il Verona non sbaglia l’appuntamento con la storia. Poco importa che il Sassuolo vada a battere il Livorno negli istanti finali di una partita che regala ai neroverdi il primo posto del campionato cadetto e la promozione diretta. A piangere sono i toscani, costretti adesso ad affidarsi alla pericolosa roulette dei playoff. Verona, invece, torna ad essere provincia top del calcio italiano. Due squadre in serie A. Il derby con il Chievo che ritorna due lustri dopo. E la gente dell’Hellas che si esalta, butta gli occhi al cielo e riempie lo stadio in maniera tale da far venire il groppo in gola. Dice poco o nulla la partita. C’era uno spartito da interpretare. I ragazzi dell’Hellas sono stati perfetti. La festa? Inizia a otto minuti dalla fine quando dagli spalti sale alto il coro: «Torniamo in serie A». Emozioni spaccatimpani. Una sola voce. E andiamo. Poco dopo spuntano dalle tribune e dalle curve come per magia tante «A» di polistirolo. Bianchissime. Agitate al cielo con orgoglio dai tifosi veronesi. Il cronometro dice che la partita è arrivata ormai alla fine. Due i minuti di recupero. Volano letteralmente. E quando il signor Ciampi di Roma decreta la fine dell’incontro il Bentegodi viene inghiottito dalla incontenibile gioia dei veronesi. Non c’è nemmeno il tempo di applaudire che da un cancello posto alle spalle della porta sottostante la Curva Sud escono festanti i tifosi. È invasione. Pacifica e colorata. Ragazzi, ragazzini, donne e bambini. Tifosi, tutti. Cercano i giocatori dell’Hellas. I loro miti. Per raccattare cimeli. Una maglia, una canotta, un pantaloncino. Pure un bacio. Che vale tanto. Ferrari e Cacia i più bramati dalla folla. C’è chi sale pure sulle porte. Sparisce il legno della traversa. Spettacolo surreale. Ma succede anche questo. Doveva esserci subito la cerimonia di premiazione. Ci sarà da aspettare. Ma il fuori programma è dettato dal cuore gonfio di passione dei tifosi rimasti in attesa per troppo tempo.
La festa inizia anche fuori dallo stadio. S’espande per tutta la città. Impossibile non rimanere congestionati nel traffico del dopo gara. Un’unica direzione: piazza Bra. Epicentro della samba scaligera. Il serpentone si muove veloce. Già pochi minuti dopo il termine della gara piombano in corso Porta Nuova le prime auto vestite a festa. Clacson, bandiere, urla, moto che sgasano, trombe, trombette, e tant’altro. La città diventa una sorta di luna park a cielo aperto. Nel tragitto, molto breve, che porta dallo stadio Bentegodi a piazza Bra, succede proprio di tutto. Verona prepara la sua serata di gala vestendo giallo e blu. Balconi addobbate, scale scaligere esposte su bandiere e immagini di festa. Fieramente. I simboli dell’Hellas messi in piazza. Oggi più che mai. Intorno alle 19 corso Porta Nuova presenta un colpo d’occhio spettacolare. Auto di ogni tipo, scooters, moto, gente a piedi prendono un’unica direzione: la festa è iniziata, varcata la soglia dei portoni della Bra. Ma in auto non si può entrare e allora c’è chi gira all’infinito con il clacson spianato. Alle nove arriverà pure il pullman scoperto con sopra calciatori e tecnici. Passa pure una 500 di vecchia generazione colorata di giallo e di blu. Qualcuno la tocca come fosse una reliquia. Sul cofano immagini d’altri tempi. Forse Elkjaer. Ma la piccola utilitaria svolta l’angolo e fugge via veloce. Difficile pensare di resistere all’assalto festoso dei veronesi assiepati in Bra. A pochi passi da piazza Pradaval spuntano due ragazzi vestiti da giullari. Abiti vistosi. Merletti e ricami. Il giallo e il blu come richiamo cromatico. Non è Carnevale. Non è uno scherzo. Verso le 21 arriva il pullman del Verona. Gira più volte intorno a piazza Bra. La folla ad accompagnare gli eroi. Poi il saluto. La festa è finita. Anzi, è appena cominciata. E per una notte Verona torna a sognare.

[Fonte: larena.it]

Per Corederoma
Paolo Nasuto