venerdì, Ottobre 04, 2024 Anno XXI


A men di un terzo che fummo in campionato,
Ci ritrovammo contro la Lazio di Lotito
Tra tutti i presidenti il più intronato.

Ahi quanto dir sia stata la goduria
Non è facile per chi li odia alquanto,
Ma l’eco sarà arrivato fino in Asturia.

Non è la gran vittoria che m’ha esaltato,
Sicuro sono altre le gare degne,
Ma è l veder loro quant’hanno rosicato.

Così per la città me ne vo’ in giro,
Bella m’appare con nell’aria la vittoria,
Sciarpetta al collo e lo sfottò a chi capita a tiro.

Non so d’improvviso cosa successe,
Mi ritrovai in un luogo tetro e oscuro,
Ade per gli avi, Inferno, se ora si scendesse.

Incontro Geppo che gentilmente si offre come guida
In questo luogo ove succede tutto in contrappasso,
e ridacchian mi chiede dello sveniment di Dida.

Lungo sarebbe or raccontar tutti i gironi,
Pertanto descriverò la fauna divertente
In cui mi imbattei in quel dei rosiconi.

Per primo si parò chi lì chiaman lo smilzo
Trecento chili di lazialità pregni
Costretto su li chiodi a camminare scalzo

Accanto a lui un mostro col fisico da …puma,
Che lassu’ dagli sponsor beccava un bel malloppo
Ma giù è ostaggio di un tizio furio che lo sdruma.

“Ma chi è quel tizio che si sganascia come un deficiente”
Chiedo a Geppo invero assai perplesso,
“Michele in vita lui si nomea, e piagneva più di un penitente”.

” E quello immerso nella cacca fino al collo?”
Ideator di cotanta coreografia, è uom di …paglia
Codardo era, e il posto retto per lui è lì in ammollo.

“E il tizio tale e quale a uno spiedino
Con lo spadon infilzo su pe lo culo ?”
“Tranquillo, è condannato pe la vita a fà il cretino
E qui viene trattato come un mulo”.

Deridendo un gruppo gridaa “Alvarooo”,
rivolto a uno Tuttosporc,
dall’intelletto e sguardo da somaro.

“Chi è che fa le smorfie come un attore,
Sembra Buzzanca ma non mi pare Lando”
“Non ha contratto ma viè pagato a ore,
A volte sulla Salaria, a volte in radio urlando”.

Dall’alto un grido: “non aprite quel la porta!”
Ammonì imperioso l’omonimo Arcangelo,
C’è un mostro orrendo che tanta sfiga scorta.

Andammo oltre e difronte fummo a un tipo strano,
Astioso e che parlava assai velocemente,
Abbada che il contrappasso non arriva invano,
Visto che in vita era un grosso balbuziente.

“E quella suora bella, alta e assai slanciata?”
È la musa ispiratrice del gran Delio,
che il tuffo gli fece far nella pisciata.

La curiosità, si sa, uccise il gatto,
Ed ecco un tizio che funge da bersaglio,
gli lancian le siringhe di soppiatto,
e come un pino si accascia e lancia un raglio.

“Ma chi è quel gobbo rattrappito e co l’ombrello?”
“Shhh, quel tizio a vita scappa in contumacia,
c’ha più buffi lui di un dandy poverello.

Preceduto dal fumo di un sigarro,
Arriva un tizio un tempo divertente,
or’arisulta viscido come un ramarro.

Arrivati che fummo alla pinacoteca,
Rimasi frolgorato come un mezzadro,
dalle urla di un gruppon con voce roca,
che gridaa “Cragnò, ridacce er quadro!”

lo sguardo ormai volgea all’infinito,
laziali famosi rimasti erano pochi,
c’era Paoletto col nel naso il dito,
ma ormai conta come l’orso Yochi.

Mammamia che tristezza questa gente,
di goliardico non hanno mai avuto niente,
astio, rancore e rosican come un mulo:
annatevela a pija tutti nder culo!!

Il banale