sabato, Settembre 21, 2024 Anno XXI


Se bisogna riconoscere un pregio alla Roma è quello di essere completamente trasparente, adamantina, cristallina. Infatti per capire come va a finire una giornata basta guardare cinque minuti di partita.
Se in qualcuno dei protagonisti si individuano gli “occhi della tigre” state tranquilli che da li a poco saranno sfracelli. Viceversa se prevalgono gli sguardi tristi e acquosi degli orfanelli, meglio alzarsi e andarsene, soprattutto per preservare la coronaria dall’incazzatura incipiente.
La Roma è fatta così, squadra dal cuore immenso, che però non riesce a distinguere la differenza agonistica che esiste tra due modi di far beneficenza: quella fatta in un pomeriggio passato in una corsia di ospedale a quell’altra spesa sempre in un pomeriggio passato a giocare al calcio contro una squadra di illustri pipponi in un campo sabbioso e ventoso, magari sullo Stretto, di fronte ad una schiera di tifosi avversari perniciosi nella loro inutile animosità.
Non abbiamo mai creduto, e non ci incazziamo oggi per questo, che la Roma possedesse chances di vittoria nel Campionato di calcio di serie A, troppo poche infatti le squadre degne di un campionato siffatto in un torneo a venti squadre.
Noi, con la AS Roma, ci siamo assegnati quest’anno lo scopo di qualificarle tutte.
Se un giorno saremmo costretti a ricordare dove abbiamo perso la possibilità di contendere all’Ambrosiana questa possibilità, ammesso e non dato appunto di averla mai posseduta, saremo costretti a ricordare nomi non certo altisonanti.
Sarà sufficiente pensare all’ Ascoli, al Chievo, al Messina e alla Lazio, pur ammettendo che il derby è partita che sdirazza.
Riesumati dalla memoria questi bei nomi potremmo tranquillamente predisporci per il solito sbocco di acido che oramai ci accompagna da una vita.
La vita è fatta così: a chi il Maalox e a chi la cicuta, e anche se nun te chiami Socrate, sti cazzi.
E se ci dovesse capitare di sforzarci in esercizi per quell’oggetto di difficile governo che si chiama memoria, ci chiediamo tutt’ora perché si sia costretti a ricordarsi inutilmente dove è nato il cantante Al Bano, non facciamoci cogliere di sorpresa dalla domanda di chi sarà il primo ad offrirsi all’accompagno se qualcuno confermerà i trenta milionozzi per l’acquisto del cristallo di Rumenia.
Perché se poi te ricordi Pluto Aldair una lacrima non può che rigarti le gote.
Per oggi basta così. Altro giro, altro gioco, altro regalo.
Ci ritiriamo nell’attesa della partita infrasettimanale, sperando di sognare il portiere nostro che, almeno per una volta nella vita, se butta dalla parte dove tirano il rigore.
Magari anche per sbaglio.

Ad maiora

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