lunedì, Settembre 16, 2024 Anno XXI


da laroma24.it

Luciano Spalletti alla vigilia del match della Dacia Arena contro l’Udinese, in programma per domani alle ore 15. Queste le parole dell’allenatore giallorosso:

Luciano Spalletti“La situazione medica me la son portata, se no si rischia di fare casino: Szczesny ok, non ci saranno Ruediger e Gyomber perché ancora infortunati. Ruediger a metà della prossima settimana ce lo avrò a disposizione. Oggi vanno valutate le condizioni di Pjanic che diventano importanti: i due giorni precedenti si è allenato, ma è stato costretto a uscire durante l’allenamento, oggi diventa fondamentale perché gli si è riacutizzato quel dolore lì. Per Radja e De Rossi, che hanno fatto tutto il decorso con il prof e il dottore, non ci dovrebbero essere problemi, perché le sollecitazioni sono state positive. Manolas pure aveva un indolenzimento, ma c’è bisogno di conferme perché ieri l’altro aveva accusato questo problema, c’è da vedere però la reazione all’aver riusato l’arto o quel pezzo di corpo dove aveva il problema. Poi non c’è altro, se non che Nura e Sadiq vanno in Primavera”.

Quali sono le difficoltà per domani?
“Molte, li conosco bene e hanno un ambiente un po’ particolare, perché non è che siano coinvolti nella città. Sono abbastanza tranquilli, hanno possibilità di crescita e di dimostrazione senza stress per chi ha qualità per metterle in pratica, altri abbassano un po’ perché non hanno quel morso della tensione che ti può far essere un po’ più pronto a reagire nei momenti di difficoltà. Sono sicuramente buoni calciatori, ne hanno tanti, la loro storia dice che sono bravi a cercare giocatori giovani e lanciarli. Discreta squadra, con giocatori di corsa e qualità. Bisognerà vedere se riescono a sopperire attraverso la qualità al momento di difficoltà, noi bisogna essere bravi e dobbiamo assolutamente riproporre il nostro calcio e vincere questa partita, anche per quello che ci è successo ultimamente, e riprendere la nostra marcia naturale”.

Tre giocatori offensivi più Dzeko: soluzione eccezionale?
“E’ una cosa che può essere una costante, che si può usare in parallelo con le altre. Si possono usare tutte le soluzioni”.

Come sta reagendo Dzeko?
“Da un mio punto di vista mia è semplice, la mia visione è facile: mi aspetto sotto l’aspetto degli sguardi, dell’attesa in funzione di questa partita da parte sua che venga a pregarmi per riavere la maglia. Le motivazioni ce le deve avere per forza, le avete date voi, su quello che è stato scritto non devo aggiungere altro. Il regalo più grande che posso fargli è dargli la maglia: attraverso la forza, il calciatore, l’uomo che è, farà vedere le sue vere qualità e reagire. Devo solo ridargli la maglia”.

A che punto è Strootman?
“Sta andando avanti e lui tutti i giorni migliora e, da qui in avanti, va preso in considerazione. Non so se domani o la prossima partita, ma è la condizione di poter essere usato: i tempi vanno valutati, ma i modi son pronti”.

Cosa deve accadere per restare alla Roma?
“Il mio discorso era legato alle vostre allusioni, sul lavoro di alcuni professionisti che lavorano nella Roma al mio fianco. Ho detto siamo tutti Sabatini, siamo tutti chi volete, deve essere così, abbiamo bisogno di un risultato per guardare al futuro. Giocatore, allenatore, società, devono saperlo. Bisogna essere tutti applicati e concentrati per portare in fondo questo obiettivo. Il decorso di queste partite può cambiare molto e noi bisogna saperlo. Questo cambiamento può essere usato nei nostri confronti. Io sono tranquillo? Nessuno deve esserlo, è un processo di cambiamento e ancora facciamo vedere alti e bassi nei nostri comportamenti. Il nostro obiettivo dobbiamo raggiungerlo assolutamente”.

Sono raddoppiati i numeri di falli, anche quelli delle palle recuperate. C’è anche un problema di concentrazione?
“I dati sono importanti, se cerchiamo di prendere palla vai più in rischio di fare un fallo in più. E’ una conseguenza che viene accettata. Per quanto riguarda le palle perse, è una cosa che dobbiamo diminuire. E’ stato il tema anche al Bernabeu: noi le andiamo a riprenderle le palle all’avversario e, se non siamo bravi a mordere, non le portiamo a casa, invece le diamo a quegli altri e questo non va molto bene. Bisogna fargliela sudare di più la riconquista della palla per quelle che sono le nostre qualità”.

Zeman e Rosella Sensi parlano di una gestione strana da parte sua nei confronti di Totti
“Non ci vado a impegnare tempo, qui devi spiegare tutto, 10.000 cose e poi non fa in tempo. In questo caso io ho avuto un punto di vista e ho risposto a Zeman così perché era successo che ci eravamo sentiti per telefono poco prima. Poi ci sono molte persone che guardano alla nostra situazione, anche diretti interessati, perché hanno avuto a che fare, ex calciatori, ognuno può pensare e dire quello che vuole, io non vado a rispondere a tutti. Ho il mio lavoro: dalla mia posizione posso avere possibilità di valutazione superiore, è la mia posizione e devo essere coerente con il mio pensiero sotto l’aspetto della gestione calcistica di questo momento di Francesco. Non faccio riferimento ad altri tipi di gestione, non mi riguardano e non voglio assolutamente metterci mano e metterci il naso”.

Il presidente è ripartito, come sono andati gli incontri?
“Il nostro futuro è adesso, bisogna fare questi 10 risultati nella maniera corretta. Impegnarsi e avere una visione chiara di quello che deve essere il nostro modo di lavorare giusto in questi due mesi. Tutto il resto viene fatto in maniera susseguente, viene lavorato, analizzato in conseguenza di questi risultati. Lui è venuto, ci ha rifatto vedere il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, arrivare agli obiettivi. Penso che non possa fare altro, se non trasferirci la sua voglia di fare. Per altre cose, per quanto mi riguarda non volevo e non mi aspetto altro”.

In base a cosa sceglie il modulo?
“La prima attenzione la facciamo a noi stessi, a quello che deve essere il nostro marchio e timbro di squadra. Si pensa a mettere in campo una forza per portare a casa il risultato. Anche qualche qualità dell’avversario che fa vedere, dove c’è evidenza su quello che sa fare, se sta nelle qualità di un calciatore e lo ripropone spesso, c’è bisogno di imporre un’attenzione. Altrimenti si va sulla nostra strada, convinti di avere qualità superiori che, nel confronto aperto, poi abbiamo più possibilità per arrivare all’obiettivo finale”.

Ripartendo dalle parole di Madrid, qualcuno è uscito soddisfatto dal Bernabeu. E’ più complicato a livello tattico o mentale?
“Più a livello mentale, il mio discorso era che doveva essere più forte il dispiacere del non risultato che non la consolazione dei complimenti. L’avevo messa in preventivo, la squadra poi, in un secondo momento, va portato in superficie quello che ha fatto di buono. I calciatori hanno fatto accedare delle cose in quella partita li, ma deve avvenire in un secondo momento. In un primo momento non si passa su quel discorso dell’essere bravi e che loro erano il Real, avevo la stessa sensazione che avevo anche prima: da loro si poteva anche perdere, il pensiero però è che dovevamo per forza vincere, perché era la scorciatoia per arrivare lassù. Questo fatto di spaccare e non spaccare mi garba poco. Spaccare lo fate voi, o qualcuno di voi, quando dite che questo non deve più giocare, questo spacca la squadra. I giocatori a volte sbagliano, può succedere. Ma è un discorso mentale, di come ci siamo arrivati. L’evidenza ha detto che, quando fai tutte queste occasioni e non riesci a portarle a casa, è segno che non siamo così cattivi nel dire che se capitano due occasioni contro questi bisogna sfruttarle. Sembra di dover mettere il punto su chi ha sbagliato il gol. Alcuni miei giocatori dicevano che abbiamo avuto 10 occasioni, più di così. Non erano quelli che avevano sbagliato, erano gli altri. Sembra voler andare a trovare il colpevole per la partita che non abbiamo portato a casa. Non è così, abbiamo preso gol evitabili contro il Real, il centrocampo deve dare una mano alla fase difensiva andando a soffocare la loro ripartenza. Siamo tutti coinvolti, questo fatto del fare i complimenti per le occasioni avuto è un dare colpe a chi non ha segnato. Se preparavo meglio l’azionem magari faceva gol, allora son coinvolto anche io e non mi garbava questa reazione. Si va su quello che deve essere il dispiacere dell’occasione persa, adesso è più faticoso ritrovare quelle partite lì. I miei giocatori adesso, se avessero l’occasione di andare a rigiocare, sarebbero tutta un’altra squadra sotto questo aspetto. Quel dubbio che avevo prima adesso non ce lo avrei. Quando ci sono state le occasione ci siamo chiesti, ma come un’altra? Non eravamo pronti perché accadesse questo. E’ tutto li il giochino. Io non spacco niente, adesso si riportano in superficie queste ituazioni qui che sono state molte, e si rida la maglia a Dzeko perché me l’avete preparata voi la sua reazione con quello che avete detto: Dzeko gioca”.