domenica, Settembre 22, 2024 Anno XXI


Da amanti del tifo sangue&oro, ed essendo stati da sempre attenti alle dinamiche dal suo interno, ci permettiamo di esprimere un nostro pensiero su quello che è il tifoso romanista ora.

Vi chiederete il perché di tale redazionale, perché amiamo tutto quello che circonda il mondo Roma e molti episodi e dicerie ci dilaniano l’animo e fanno male al cuore !

Negli ultimi tempi abbiamo assistito o forse avvertito, un’ideologica spaccatura del tifo giallorosso, da una parte c’è chi come noi è ancora amante del calcio romantico, e chi invece pur di vedere vincere la propria squadra, calpesta i propri veri sentimenti nel nome di un’ipotetica vittoria finale.

Mettiamo subito in chiaro una cosa, per non creare mal interpretazioni, nessuno è più romanista dell’altro ma la differenza è notevole e per quanto ci riguarda alza un muro tra le due “fazioni”.

La vittoria di Ranieri con il suo Leicester e le prestazioni di quell’araba fenice del capitano romanista FRANCESCO TOTTI, hanno zittito tutti coloro che con enorme leggerezza etichettarono il primo come minestraro e il secondo come un giocatore finito.

La cosa che accomuna Totti e Ranieri è la loro indiscussa romanità, il loro romanismo, l’orgoglio di esserlo e di dimostrarlo al mondo intero, il primo con la sua semplicità il secondo con la sua bonarietà. Ciò ci fa riflettere e ci pone una domanda, perché parte dei romanisti,  fratelli con cui abbiamo condiviso trasferte gioie e dolori, odiano a morte questi personaggi, perché tanto livore nei loro confronti ?

Una volta l’essere romano era un vanto, ora sembra quasi che sia un difetto, un male incurabile come la peste … perché?

E’ sicuramente un fenomeno sociologico, dovuto al cambiamento, in meglio per molti aspetti, di una società che prima faceva i conti con la fame, ora fa i conti con il consumismo più sfrenato, che ha portato in generale, a venire meno a certi valori dell’essere, soppiantati da quelli dell’apparire.

L’avvento dei social hanno contribuito al declino di quell’essere romanista. Ora siamo tutti allenatori, siamo tutti opinionisti, siamo tutti presidenti, pur di avvalorare le nostre idee molte volte si tende ad andare anche contro i nostri stessi interessi, e quelli della squadra.

Ma il tifoso quello che pensava solo ad andare allo stadio e gridare a squarciagola dov’è ? Dov’è quella voglia di partecipazione, di stare insieme di andare uniti verso l’unico obiettivo, ossia quello di spingere la squadra a dare il massimo in campo ?

Non c’è più? Non c’è più quella romanità? Non c’è più quel romanismo che portava a vantarci di essere difesi da un giocatore meraviglioso, artefice e protagonista in prima linea di mille battaglie contro nemici cento volte più forti di lui? Non c’è più quell’orgoglio di vedere quel nonnetto di Testaccio primeggiare contro i più ricchi ladroni sceicchi e magnati ?

No! In molti romanisti non c’è più! Per questo che prendiamo da loro le dovute distanze. Noi non siamo come loro. Noi siamo amanti di quel calcio terra e polvere, calci, botte e biretta pe fa pace, per noi prevale ancora il sentimento quello che ci spinge a prendere le parti di Totti pur amando Spalletti, che ci spinge a considerare una persona che ci ha portato ad un soffio dallo scudetto un grande tecnico non un minestraro, a considerare le barriere che dividono in due un cuore pulsante un’aberrazione, un delitto perpetrato ai danni di tutti coloro che ancora mettono la passione davanti al pragmatismo.

Per questo che la vittoria in Premier la sentiamo anche nostra, perché il calcio quello fatto di uomini veri, ha distrutto quello costruito ad arte da quei registi che provano in tutti modi a soffocare la passione a dispetto dei soldi, ma come in The Truman Show alla fine il loro falso mondo è crollato, e la vittoria di Ranieri un Testaccino doc con la sua squadra operaia ha fatto gioire indistintamente tutti gli amanti del calcio.

I registi del pallone capitolino sono quindi avvertiti, il vostro scopo ossia, quello di abbattere la passione è miseramente fallito già prima di iniziare, perché se è giusto e vero che allo stadio si va non per tirare bomboni o creare disordini, è anche vero che si va non per mangiare popcorn o disgustose pizzette ma per spingere i propri colori il più in alto possibile.

Ai nostri fratelli chiediamo invece di farsi un esame di coscienza su quello che ha rappresentato l’essere tifoso dell’AS Roma fino ad ora. Sosteniamo il nostro essere, siamo stati meravigliosi per quello.

Per COREdeROMA

Er Pasquino