venerdì, Ottobre 04, 2024 Anno XXI


da gazzetta.it

Già utilizzate nel rugby e nel nuoto, le divise “IonX” approdano nel calcio grazie al Portsmouth, che si è assicurato l’esclusiva. Secondo alcuni studi medici “migliorerebbero le prestazioni del 2,7%”

MILANO, 6 dicembre 2007 – Addio intrugli magici e pasticconi. L’ultima frontiera del doping, questa volta e almeno per ora però legalizzato, sono le maglie “ionizzate”. Già, perché stando agli studi effettuati dal professor Mike Caine, capo del dipartimento di tecnologia e innovazione dello sport a Loughborough, le nuove magliette garantirebbero infatti “un piccolo ma significativo miglioramento durante l’intensa attività fisica”. In particolare, ha spiegato il professor Caine, è stato rilevato un incremento delle prestazioni del 2,7%. Se poi questo possa portare a un effettivo miglioramento sul campo, per esempio alla possibilità di calciare il pallone con più forza, questo è ancora tutto da provare.

TESTER – Intanto, per non saper né leggere né scrivere, qualcuno ha già preso per buoni i primi dati e si è affidato alle “IonX”. A testarle non hanno infatti rinunciato nel rugby il Sud Africa, l’Australia e la Scozia. Nel nuoto è stato Ian Torpe a sperimentare la ionizzazione con il suo costume a “pelle di squalo”. Per quanto riguarda il calcio, invece, il precursore è stato il Portsmouth, che si è assicurato l’esclusiva delle nuove maglie e vieterà dunque che altri club possano adottarle in Premier League.

REGOLARITA’ – Tanto è bastato, ovviamente, ad allarmare le altre squadre, che hanno chiesto di valutare la regolarità delle “IonX” e, in particolare, l’eventualità che possano essere considerate doping. La risposta, fin qui, è stata negativa: “Non ci sono pubblicazioni scientifiche che dimostrino che questo materiale aumenti le prestazioni degli atleti e, dato che questa tecnologia non contiene sostanze proibite, non può essere considerata come un metodo da vietare».

PRECEDENTI STORICI – Lo sfruttamento degli ioni, nuovo nello sport, non rappresenta una novità assoluta. Qualcosa del genere era stato infatti usato in passato sia durante la Seconda Guerra Mondiale per aumentare il livello di vigilanza dei piloti dei cacciabombardieri, sia nelle tute utilizzate nelle operazioni di bonifica dopo il disastro nucleare di Chernobyl.

Alessandro Franchetti