sabato, Ottobre 05, 2024 Anno XXI


Verità è una sostantivo il cui genere (singolare o plurale) è dato dall’articolo che lo precede: la Verità, le Verità.
Nella discussione che in queste settimane ha coinvolto anche i fratelli di Core de Roma, da ultimo: Rosangela, Marforio e Romatto, devo sinceramente dire che ho colto solo una Verità (pur nelle diversità), ma non le Verità.
Sarò chiaro e forse impopolare. Noi tifosi, che critichiamo e condanniamo, non siamo responsabili di nulla? L’essere “curvaioli” nell’animo (al di là dei settori in cui andiamo a sederci o siamo costretti a sederci per i motivi che dopo esporrò) deve portarci alla esaltazione acritica della Curva? Dobbiamo fare finta di non vedere? Di non sentire? Dietro le pernacchie al “Torello” vi è solo una legittima critica a misure spesso inutili e qualche volta vessatorie o vi è anche accondiscendenza all’intollerabile? Mi chiedo, è tollerabile quello a cui assistiamo da alcuni anni?
Gli Stadi prima di essere militarizzati da Polizia, Carabinieri e Politici (vanno sempre citati tra i cattivi, sono diventati come l’Uomo nero che ti tiene un anno intero, nell’Urbe conosciuto come “Bocio”) sono stati militarizzati dagli Ultrà.
Devo, dobbiamo, ignorare che le Curve sono state “normalizzate” (Core de Roma va nella Nord, perché non troviamo mai gli abbonamenti e i biglietti della Sud?), sopprimendo, prima con l’intimidazione e poi con la violenza, il pluralismo e le diversità dei Gruppi organizzati.
Devo, dobbiamo, ignorare che Ultra, Irriducibili, Drughi e via dicendo sono gruppi che cercano di esercitare un potere di cui si sono appropriati, qualcuno anche per sostanziosi interessi personali.
Devo, dobbiamo, ignorare la cultura di violenza e di intimidazione che hanno diffuso, al punto che, come Signorotti della guerra, hanno stretto alleanze tra loro, come nel caso di settori degli Ultrà e degli Irriducibili.
Cara Rosangela, i primi a calpestare i nostri “diritti inviolabili” (nessuno escluso, compreso quello alla vita e alla propria integrità fisica), sono stati e continuano a essere loro.
Una collettività e, quindi, uno Stato che abbia ancora il senso della sua funzione, prima ancora dei suoi poteri, può tollerare tutto ciò? e non rispondetemi che il nostro Stato non è credibile, perché sarebbe un facile paravento.
Vogliamo norme diverse o non né vogliamo affatto? Meritiamole!
Restituiamo interamente al tifo calcistico la sua natura: socialità, goliardia e perché no, sbeffeggiamento anche del/dei Potere/i.
Cominciamo ad opporci alla violenza, all’intimidazione e all’imbecillità, cominciamo a dire: NO NEL MIO NOME (bellissimo frase del movimento pacifista).
Vedi Rosangela, nelle bellissime citazioni di varie Costituzioni da te richiamate, si cita “L’Uomo” e il “Popolo”e gli stessi si attribuiscono il diritto a resistere all’oppressione che può essere esercitata da un potere tiranno, ma anche da altri “Uomini” e da altri “Popoli”. Si attribuiscono, quindi, il bene più prezioso: la libertà.
Noi tifosi oggi non siamo liberi, perché abbiamo accettato il dominio di altri tifosi su di noi.
Con l’oppressione si può convivere, la si può anche sopportare. Si trovano nicchie in cui vivere, come nel nostro caso Core de Roma.
Personalmente solo una cosa trovo insopportabile: dovere gridare più forte che posso al “Poliziotto assassino” e allo Stato liberticida, per favorire altri tiranni e assassini.
Io non sono tifoso come loro, anzi io sono un tifoso non loro. Intendendo per Tifo, qualcosa che non può spiegarsi. Un moto dell’anima come viene descritto in “Febbre al 90°” o “La mia vita rovinata dal Manchester United” (la cui lettura mi porterà a tifare per tutta la vita per il Manchester City, prescindendo dalla orribile maglia celeste).

Marco