mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


I pochi lettori del Redazionale di CdR ci scuseranno per l’abitudine oramai consolidata di mandarlo on-line con significativo ritardo. A nostra parziale scusante potremmo portare il fatto che ieri eravamo troppo intenti a godere per diluire la soddisfazione della vittoria scrivendone.
Roma-Napoli, o il viceversa, è sempre stata una partita speciale tanto da essere una delle sfide più rappresentate nella filmografia del dopoguerra. Citiamo a titolo di esempio il “Roma” di Fellini (se il Maestro non ha mai pensato di fare “Lazio” una ragione ci sarà) dove in un neonato Raccordo Anulare, rappresentato in guisa di girone infernale, è presente un pullman di napoletani in trasferta verso la Capitale con tanto di pulcinella e petardi al seguito.
Il motivo delle ripetute citazioni va ricercato molto di più negli aspetti di contorno folcloristico che in una rivalità sostanziata dai palmares delle due squadre. Solo in epoche più recenti infatti le partite tra Roma e Napoli hanno assunto una valenza più squisitamente sportiva, diventando interessanti anche ai fini della classifica. E non sappiamo se possa essere una coincidenza o meno, con l’aumentare dell’importanza della posta in palio, è cresciuto di pari passo il veleno. A questo abbiamo pensato ieri e all’accoglienza che è stata riservata alla nostra squadra. Sessantamila circa contro una ventina e come è andata a finire l’avete visto tutti.
A corollario di questa bellissima impresa della Magica, sempre per rimanere in tema di veleno, è andato in onda lo psicodramma der Pomata che, pur con tutto il bene e il rispetto, ci risulta abbastanza incomprensibile.
Panucci ha fatto riferimento al comportamento scorretto dell’allenatore e noi non abbiamo nessuna notizia che ci possa permettere di esprimere un giudizio di merito. L’unica cosa che ci risulta è che lo stipendio viene più meno regolarmente pagato e che i calciatori hanno fatto carte false per entrare in un regime contrattuale da “lavoratori dipendenti”.
In questa chiave sono per noi di difficile comprensione le impuntature da parte di professionisti che dovrebbero avere una certa abitudine alla “scelta” come fattore fondante del loro lavoro.
A noi CP non sta antipatico, anzi. Ne abbiamo stigmatizzato in passato gli atteggiamenti quando si è comportato come ieri e abbiamo preso posizione in maniera dura nei confronti di chi, in quella occasione, si presto ad un rapido sdoganamento del contenzioso andando autonomamente a chiedere spiegazioni in nome e per conto di tutti i tifosi, valutando poi, sempre in nome di tutti, come positive le risposte ricevute in quell’occasione.
Ci scrivemmo un pezzo, si intitolava “Ultrà”, e ci beccammo pure uno striscione di commento al contorno dell’operazione.
Ma ognuno fa come sa e come può. Evidentemente la convinzione nei propri mezzi del Panucci giocatore è la forza dalla quale trae sostanza la sua carriera sportiva pluriennale fatta di tanti successi. Contemporaneamente però è anche il suo limite principale.
C’ha intruppato con Lippi, c’ha rifatto con Capello e ora tocca a Spalletti.
Un sereno esame di coscienza sarebbe, oltre che auspicabile, dovuto.
E cercando con il lanternino qualche cosa da caricare sulle spalle di quest’ultimo (Spalletti) vorremmo dirgli che non sempre ci piace quel suo porsi politically correct nei confronti degli interlocutori mediatici, sempre pompieri quando siamo noi a buscare torti e sempre incendiari quando ci cade nel piatto qualche raro (e presunto) vantaggio.
Il motivo di questo nostro scarso apprezzamento va certamente legato alla differenza di ruoli, noi siamo tifosi e quindi disposti geneticamente all’irrazionalità più smaccata, ma in verità temiamo che nasconda un desiderio di non inimicarsi nessuno perché la carriera è ancora lunga e foriera di sviluppi.
Un altro non si sa mai. Un altro tengo famiglia.
Se così fosse, e ribadiamo che il ragionamento è fatto solo in via ipotetica, verrebbe messo in mostra un limite dell’uomo che non riusciamo a giustificare. Adoreremmo un fare fazioso e tifoso, ma se in estremo sub-ordine non fosse possibile avere i primi, ci accontenteremmo anche di un giudizio franco e indipendente. Se con i soldi e la notorietà non si riuscisse ad acquisire libertà e indipendenza di giudizio ci sarebbe veramente da preoccuparsi.
Quindi Mister non sia timido, ruggisca: che a noi ci piace tanto.
Faccia il Capello (non è un complimento), tanto a smentire e a smentirsi c’è sempre tempo.
In fin dei conti, l’unica cosa che chiedono i tifosi, è quella di continuare ad essere illusi.

Ad maiora