venerdì, Novembre 01, 2024 Anno XXI


Se qualche mese fa, qualcuno ci avesse detto che la sera della Befana (che storicamente è pure parecchio zoccola) avremmo trovato la Roma terza in classifica, avremmo pensato che costui aveva perso il senno.

La mente corre oggi al pomeriggio del 31 Dicembre 2019. Il giorno in cui le voci di un interessamento dei Friedkin per la Roma si facevano insistenti e tra di noi si faceva largo la speranza di una liberazione attesa da otto lunghi anni.

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Roma Sampdoria è stata tante volte la partita del cuore oltre l’ostacolo. A cominciare da quell’8 di gennaio di sessanta anni fa quando un eroico Giacomino Losi, infortunato senza possibilità di sostituzione e “relegato inutilizzabile all’ala destra”, secondo una tipica espressione dell’epoca, segnò di testa il gol del definitivo 3 a 2 per i giallorossi e si guadagnò il nome che lo avrebbe accompagnato per il resto della carriera: Core de Roma! Giacomino racconta che fu Walter Chiari a coniarlo.

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Come è noto a chi ha fatto le scuole tecniche, non si conoscono a tutt’oggi fenomeni in grado di superare la velocità della luce. Il che ci porta alla domanda uguale e contraria relativamente a quanto possa viaggiare il buio.

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Il 26 settembre del 1973 ci lasciava Anna Magnani.Nannarella era la mamma, la zia, la sorella maggiore, portò al mondo la nuova romanità, quella del disincanto, der “damose da fa, se dovemio da arrangià”, der “pane ar pane e vino ar vino”, delle borgate, dove tutti quelli della nostra generazione sono stati svezzati e cresciuti. La nostra romanità non è Giulio Cesare, del quale non si conoscono discendenti diretti, e neanche Giulio Andreotti se per questo, anche se con lui condividevamo fieramente le fede calcistica. La nostra romanità non è il Belli e neanche Trilussa, padri dell’idioma nostro, ma lontani nei tempi. La nostra Romanità è Nannarella, Albertone, Alvaro e Lando, Gabriella, Nino e Renatino, Paolo (panelli) e Gigi.

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